Incredibile ma vero, l’azienda tedesca fa i conti con uno scandalo tremendo. Dopo anni, è ancora tutto da risolvere.
Nel mondo dei motori, consolidare la propria reputazione di marchio a cui i clienti possono affidare i propri sogni ed i propri soldi è fondamentale: ci sono stati in passato scandali e maxi richiami che hanno sicuramente minato questo rapporto di fiducia tra venditore e cliente ma nessuno è grave, dal punto di vista morale, di quello che una casa generalmente molto affidabile ha vissuto.

Purtroppo, ci stiamo riferendo a Volkswagen, brand attivo fin dagli anni trenta che ha incarnato il pioniere assoluto per le automobili tedesche e che ad oggi, è un gruppo di grande importanza economica che controlla nomi di ogni genere, dalle entry level di Skoda arrivando alle supercar di Bugatti. L’azienda ha proposto auto simpatiche e popolari, Golf e Maggiolino o la elegante Karman Ghia sono solo alcuni dei suoi modelli più celebri.
Purtroppo però, non è tutto oro quel che luccica e VW ha anche qualche scheletro nell’armadio. Uno su tutti, è un problema con cui l’azienda ha fatto i conti decenni fa ma che sembra non aver del tutto risolto. Quello che è successo in queste ore ci riporta con la memoria al giorno più buio del gruppo tedesco, quello in cui uscì fuori uno scandalo destinato a rimanere impresso nella mente dei clienti.
Gli strascichi dello scandalo
Era il 2015 quando lo scandalo Dieselgate, anche noto come Emissiongate in Germania, rovinava forse per sempre la reputazione del marchio tedesco. Riassumendo ai minimi termini la faccenda negli USA esplose uno scandalo quando si scoprì che le auto del brand – e di molti marchi correlati come Audi per esempio – infrangevano il Clean Air Act. I motori di ben 11 milioni di vetture erano progettati per avere sistemi di controllo delle emissioni di CO2 che smettevano di funzionare come le auto uscivano dal banco di prova. In pratica, una truffa, volta a dare ai clienti auto con prestazioni ed efficienza superiori aggirando le normative ambientali.

Questo caso ha finito per costare ben 30 miliardi a Volkswagen che non ha ancora finito, però, di pagare per lo scandalo. Secondo una recente notizia de La Gazzetta infatti, il tribunale di Braunschweig sarebbe arrivato praticamente al termine di un processo correlato che ha quattro ex dirigenti ed ingegneri dell’azienda come imputati.
Dopo quattro anni, sono arrivate le richieste delle pene per queste persone accusate di aver sviluppato ed installato il software illegale sulle auto per l’azienda. La pena più alta sarebbe di quattro anni e spetterebbe al dirigente allora Responsabile dello sviluppo tecnico di Volkswagen, mentre per i tre responsabili ingegneri sono state chieste pene condizionali dai tre ai due anni. L’ultimo capitolo di uno scandalo che VW proprio non riesce a lasciarsi alle spalle, insomma, sembra vicino a chiudersi.