Notizie da brividi dai lavoratori di Melfi, un grave attacco. Ecco cosa hanno detto alcuni dipendenti.
Il tema del lavoro, delle condizioni in cui si lavora e soprattutto, del rapporto tra chi lavora in una catena che produce qualsisia tipo di prodotto come i veicoli e la dirigenza è sempre attuale. In un paese che “vanta” purtroppo ancora un tasso molto alto di morti bianche è fondamentale che qualsiasi allarme lanciato da un lavoratore sia preso molto sul serio, dalle autorità competenti italiane.

Un’azienda che nell’ultimo anno ha avuto il suo bel da fare a gestire proteste, un diffuso e popolare malcontento e sopratutto, il rapporto con i sindacati che sembra molto teso è sicuramente il Gruppo Stellantis. L’azienda che conta oltre venti marchi nel suo cerchio ha in particolare un rapporto complicato con il Governo Meloni per via di FIAT che lo scorso anno, ha avuto modo di confrontarsi su questioni come la de-localizzazione degli impianti ed il futuro di molti lavoratori che ne risentirebbero.
I contrasti con i dipendenti sono qualcosa che qualunque azienda deve mettere in conto, quando inizia ad operare ad alti livelli. Quello che però è emerso da un estratto di Basilicata24.it preoccupa molto i dipendenti. Sono arrivate, infatti, delle buone notizie per i lavoratori che erano preoccupati di doversi addirittura trasferire in Serbia per il ridotto afflusso di auto da produrre nell’Impianto di Melfi. Ma anche altri problemi.
“Devi lavorare finché scoppi”, rivelazioni assurde
Un lavoratore intervistato anonimamente dal periodico il giorno 16 aprile avrebbe parlato dell’arrivo delle nuove Jeep Compass Ibride nelle linee dell’impianto, cosa che ha sicuramente rassicurato gli operai della struttura che avevano visto ridurre l’afflusso di lavoro. Tuttavia, i ritmi di costruzione sono improvvisamente aumentati. Forse troppo: “Siamo davvero pochi sulla linea però negli ultimi giorni senza aumentare nessuna unità hanno aumentato il numero di auto per turno, ne realizziamo 170 e non più 160″. Ciò vuol dire che gli stessi operai su un singolo tratto di linea devono fare un numero di operazioni in più.

E se questa può sembrare un’inerzia a chi non conosce il metodo operativo di queste linee, ecco altri dettagli che ci aiutano a comprendere quanto sia faticoso questo tipo di impegno: “Il tempo è sempre di 2 minuti, ma le operazioni da fare sono di più, di minuti ce ne vorrebbro almeno 4 o 5, eppure le facciamo in 2 minuti”. Gli operai sono quindi preoccupati non solo di ritmi molto più duri e stancanti ma anche che la qualità delle auto assemblate possa risentirne.
Gli operai sentiti dal periodico – che ha svolto questa intervista che noi vi stiamo solo riportando come terze parti – hanno parlato di visite sindacali che però non hanno smosso molto la situazione, dato che l’aumento produttivo va rispettato: “Secondo me ormai la dirigenza sta operando in questi termini. A chi non si licenzia e resta, gli danno il benservito. Per la serie: ‘Non ti licenzi, allora ti dobbiamo far impazzire, devi ‘scoppiare’ sulla linea”, la conclusione a cui arriva questo dipendente.
Al momento, la dirigenza di Stellantis non ha risposto a questo confronto con un dipendente. Viene da chiedersi se sia un caso unico o diffuso in altri impianti, se sia un racconto un po’ esasperato o se sia molto realistico e se quello che sta accadendo a porte chiuse nell’impianto di Melfi non sia qualcosa che i sindacati dovrebbero davvero approfondire in modo più serio.