Una storia che fa venire la pelle d’oca: ne hai mai sentito parlare? La leggenda di quest’autofantasma ti stupirà.
Appassionarsi al paranormale quando si tratta di vicende macabre o, come nel caso di quella di oggi, che hanno causato milioni e milioni di morti, seppur indirettamente, è facile: il fatto che sia stata una forza superiore che non possiamo comprendere o controllare a causare un disastro umanitario ci fa sentire in un certo senso meno colpevoli come umanità. Non sarebbe rassicurante sapere che in realtà, a scatenare una guerra globale sono stati gli spettri anziché la volontà di uomini orgogliosi e senza scrupoli?
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La storia di oggi ci fa tornare al 28 giugno 1914, una data che il mondo non dimenticherà mai: in quel di Sarajevo, ai tempi città dell’Impero Austro-Ungarico ed oggi capitale della Bosnia-Erzegovina il terrorista serbo Gavrilo Princip uccise l’erede al trono, l’Arciduca Ferdinando con una pistola; un evento dettato da talmente tante casualità che sembra facile pensare che qualche “demone” o “spettro” ci abbia messo mano.
Pensate che, di fronte alla difficoltà di realizzare l’omicidio a un certo punto lo stesso Princip aveva rinunciato a quell’attentato e si era andato a comprare qualcosa da mangiare quando l’auto, per un caso mai chiarito, aveva cambiato strada con il corteo che accompagnava l’erede al trono, passando proprio davanti all’uomo che, a quel punto, aveva portato avanti il suo tremendo intento. E proprio parlando dell’auto, c’è una leggenda inquietante…
L’auto fantasma
L’automobile su cui Ferdinando viaggiava quel giorno era una Graf & Stift “double phaéton” prodotta da un brand ormai scomparso operante in Austria che come è noto aveva una carrozzeria scoperta, col senno di poi, non la scelta migliore per trasportare un capo di stato che in quel periodo era un vero bersaglio per i malintenzionati. Dotata di un motore da 32 cavalli, la Graf & Stift “double phaéton” era un’auto di enorme lusso e prestigio, ai tempi.
L’auto si è conquistata una fama sinistra negli anni a seguire. Intanto, si narra che dopo l’omicidio sia passata al Generale Oskar Potiorek che governava proprio i territori della Bosnia-Erzegovina dove avvenne il fatto di sangue. Bene, Potiorek sarebbe stato sconfitto più volte dal debole esercito serbo e avrebbe concluso la sua vita in un manicomio anni dopo. Destino simile lo ebbe un suo ufficiale a cui donò l’auto che morì in guerra mesi dopo.
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Dopo la guerra, l’auto sarebbe passata quindi ad un politico della neonata Jugoslavia che se ne sarebbe disfatto dopo aver perso un braccio in un incidente con la vettura; il successivo proprietario, tale Dottor Srkis, ebbe un destino identico e sua moglie cadde in depressione e si suicidò dopo questo evento. Tra le vittime dell’auto, anche un pilota che la comprò poco dopo per usarla in una gara sulle Dolomiti da cui non fece mai ritorno ed il collezionista romeno Tiber Hirshfeld che la vendette ad un museo, “bloccando” la maledizione.
L’auto insomma avrebbe lasciato dietro di se una scia di disperazione e sangue. Ora, c’è da dire una cosa, ai tempi non era per niente raro morire in un incidente stradale: le auto non avevano air-bag, sistemi di sicurezza o ADAS e bastava un tamponamento troppo forte per farsi del male in modo grave, addirittura fatale. Questo potrebbe spiegare alcune delle tragedie occorse con l’auto fantasma. In ogni caso, per sicurezza, è meglio che l’auto sia in un museo e non in mano a qualcuno: resta sempre legata ad un fatto gravissimo che ha cambiato la storia del mondo come lo conosciamo, causando ben 37 milioni di morti, molti più di quanti ne siano mai morti in un incidente stradale.