I marchi giapponesi impegnati in classe regina sono in difficoltà rispetto ai costruttori europei. L’analisi tecnica dell’ex team manager.
L’addio della Suzuki al Mondiale ha lasciato un certo vuoto tra i tifosi e all’interno del paddock, dal 2023 ci saranno solo cinque costruttori in griglia di partenza, nonostante la Casa di Hamamatsu sia riuscita a conquistare il titolo iridato nel 2020 con Joan Mir. La GSX-RR era un’ottima moto, come hanno dimostrato anche i risultati di Alex Rins nel finale di campionato 2022, l’ultimo in MotoGP per il marchio nipponico.
Il merito di questi successi è da attribuire in particolare all’ex team manager Davide Brivio, che all’inizio del 2021 ha annunciato il suo addio a grande sorpresa di tutti, per approdare in F1 con Alpine. Una nuova scommessa ancora più avvincente per il manager brianzolo, che con il senno di poi ci ha visto lungo anche in questa difficile scelta. Infatti dopo oltre venti anni di vita nel Motomondiale ha accettato il salto in una categoria ben diversa dalle corse motociclistiche e con livelli di competizione e professionalità ben più alti.
Davide Brivio ha saputo non solo conquistare un Mondiale con la Suzuki, ma ha saputo cambiare il metodo di lavoro di un gruppo di lavoro, portando a traguardi ambiziosi nonostante un budget molto più contenuto rispetto ai rivali. Tutto merito di una nuova filosofia di lavoro: infatti il manager è stato capace di creare un forte anello di congiunzione tra la fabbrica giapponese e il gruppo racing con base in Italia. Quello che oggi manca ai marchi in difficoltà come Honda e Yamaha.
Ducati sta facendo scuola e da padrona in MotoGP grazie ad un atteggiamento diverso: “I marchi europei sono più aggressivi nell’approccio alle corse, motivo per cui hanno realizzato un nuovo modo di competere“, ha raccontato alla rivista ‘Slick Magazine’. “Il modello è quello della F1, ma è l’approccio a essere cambiato, affrontando le gare con l’obiettivo di avere moto sempre più performanti, senza lasciare nulla di intentato e continuare a migliorare“.
In particolare la Honda si trova in un momento di confusione tecnica, dopo che per anni Marc Marquez ha saputo colmare tutte le lacune con il suo talento. “Honda e Yamaha scendono in pista senza avere dati precisi. Non hanno capito fino in fondo che questa MotoGP è ben diversa da quella di 20 anni fa“. Prima durante la stagione si apportavano piccole modifiche, lasciando le novità principali per il campionato seguente. Adesso serve un continuo processo evolutivo. “La squadra in pista deve essere parte integrante del programma della MotoGP: devono smettere – ha concluso Davide Brivio – di essere due gruppi diversi“.
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