Tra le nuove norme che la FIA ha varato in vista della stagione 2023 della Formula 1 ce n’è una che non riguarda auto e motori e che fa discutere molto
Un bel cambio di direzione rispetto a quella presa di coscienza del ‘Black Lives Matter’ che aveva caratterizzato la stagione 2020 con numerosi piloti in ginocchio prima del via per ricordare la tragica morte di George Floyd e le proteste dei movimenti civili americani fatte proprie anche da Lewis Hamilton.
In queste ultime ore il consiglio direttivo della FIA ha approvato una norma che vieta a piloti, dirigenti e tesserati eventuali “dichiarazioni politiche” senza che queste siano prima condivise e approvate dall’organo federale centrale. Il regolamento è stato pubblicato ufficialmente nella sezione della FIA che presenta le nuove normative e non riguarda solo la Formula 1: ma tutte le competizioni. Anche rally, gran turismo, kart, truck e gare in pista e off road.
Inutile sottolineare che le proteste sono state molte e si sono registrate immediatamente fin dai primi post di alcuni piloti. Tutti estremamente critici nei confronti della direttiva. Che molti non hanno perso tempo a definire un vero e proprio ‘bavaglio’.
La nuova norma letteralmente dice che “la formulazione e l’esposizione generale di dichiarazioni o commenti politici, religiosi e personali in particolare in violazione del principio generale di neutralità promosso dalla FIA ai sensi del suo statuto è vietata senza una valutazione in tal senso dal direttivo FIA che dovrà concedere approvazione scritta”.
É la prima volta che la FIA applica restrizioni così ampie e specifiche. Per altro in contraddizione con l’articolo 1.2 del suo stesso statuto. Che promuove e tutela la protezione dei diritti umani e astenendosi da qualsiasi discriminazione.
Ma non è un mistero che il corso del nuovo presidente Mohammed Ben Sulayem (Emirati Arabi Uniti) segua alcune indicazioni richieste fortemente da sponsor e organizzatori di radice araba. Partner importanti che avevano mal tollerato magliette e bandiere in sostegno del movimento LGBQ indossate per esempio da Sebastian Vettel in Ungheria.
Il sette volte campione del mondo della Mercedes, Lewis Hamilton non si è solo messo al vertice del movimento Black Lives Matter. Ma nel Gran Premio di Toscana 2020 si presentò con una t-shirt con scritto “Arrestate i poliziotti che hanno ucciso Breonna Taylor”. Per non parlare del casco arcobaleno a sostegno dei diritti omosessuali ostentato in Medio Oriente.
Tutto questo genere di attività da oggi saranno vietate e passibili di sanzione se non approvate dalla FIA. Le nuove regole pre e post gara prevedono abbigliamento ‘approvato’ dai regolamenti federali.
Il direttore generale di Global Athlete, Rob Koehler, ha dichiarato “palesemente ipocrita” questa presa di posizione da parte FIA con la quale si chiede agli atleti di attenersi allo sport e di stare fuori dalla politica.
“Le regole sportive non dovrebbero avere la capacità di limitare tale diritto” dice Krehler il cui movimento da anni guidando una presa di coscienza dei protagonisti dello sport mondiale.
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