Michele Pirro, collaudatore Ducati Corse, vede coronare un sogno dopo dieci anni al servizio del marchio italiano.
Dietro le tante vittorie e i successi della Ducati non c’è solo il talento di Pecco Bagnaia, autore di un’immensa prova di forza nella seconda parte della stagione 2022, ma anche di un gruppo di lavoro formato da tecnici, ingegneri, meccanici, manager. E poi c’è lui, Michele Pirro, al servizio di Borgo Panigale da un decennio, che ogni anno macina migliaia di km sul prototipo Desmosedici GP e sulla Panigale V4R impegnata in SBK.
Il tester di San Giovanni Rotondo ha provato la GP12 che era sta affidata a Valentino Rossi e tutte le successive edizioni fino a quella di oggi. Passando per la disastrosa epoca coordinata da Bernhard Gobmaier. “È stato un anno disastroso, non c’erano idee, c’erano i test e non sapevi se andare a Roma o a Torino… Caos tanto, risultati pochi“, ricorda Michele Piro in una intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’. Fino all’arrivo di Gigi Dall’Igna che ha impresso una svolta nella storia del brand emiliano.
Da subito il direttore generale di origine veneta, ex Aprilia, ha puntato tutto sul motore V4 della Ducati e sull’area dell’aerodinamica, dalle winglets alle carene aerodinamiche, fino alle ultime e più recenti “diavolerie” spuntate anche sulla coda posteriore. Per tre volte Andrea Dovizioso ha sfiorato il titolo piloti, ma ha dovuto cedere sotto i colpi della Honda di Marc Marquez. Ma la GP22 odierna è frutto dell’allora moto indicata dal forlivese, che accusava problemi in percorrenza di curva. “Molti pensano che la moto sia cambiata. Invece no. È migliorata, ma i piloti giovani fanno percorrenza, si sporgono fuori e questo aiuta a girare“.
La bravura di Michele Pirro sta nell’aver dato i giusti feedback che potessero andare bene per tutti i piloti, non per un solo alfiere di punta. Come è successo ad esempio in casa HRC, sparita dai vertici di classifica dopo l’infortunio di Marc Marquez. Ducati ha preferito, invece, investire sulla ricerca e lo sviluppo della moto, per avere un prototipo superiore agli altri e puntando sui giovani piloti provenienti dai team satelliti.
Adesso Pecco Bagnaia mette il sigillo su una pagina di storia del motociclismo, firmato made in Italy. A Valencia bastano 2 punti per dare inizio alla festa, poi bisognerà pensare subito al 2023 e alla gestione di due cavalli di razza come Bagnaia e Bastianini: “Sono entrambi molto veloci, poi andranno gestiti. Non devono fare cavolate, perché alle spalle c’è un’azienda, tante persone, non bisogna pensare solo a se stessi“.
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