Una Fiat 126 è davvero irriconoscibile: il motore è davvero pazzesco, la potenza incredibile ed il sound ammalia tutti
La Fiat 126 ha rappresentato la citycar per eccellenza fin dalla sua messa in produzione, nel 1972. Un’auto che è stata prodotta in oltre 4,5 milioni di esemplari nel mondo, numeri che dimostrano quanto sia stata apprezzata la vettura, realizzata fino al 1991 in Europa Occidentale e fino al 2000 nei paesi dell’Est Europa.
Piccola ed ideale per il traffico cittadino e per l’annoso problema del parcheggio, soprattutto nelle grandi città, la 126 montava un motore a due cilindri raffreddato ad aria da 594 cc di cilindrata e 23 cavalli di potenza totali, piazzato al posteriore.
Propulsore che, con l’arrivo della seconda serie, fu decisamente potenziato, fino ai 652 cc e 24 cavalli di potenza; l’avvento della 126 Bis, vettura che “spostò” il motore all’anteriore, raffredato ad acqua, poi lo potenziò ulteriormente, fino ai 704 cc per una potenza di 26 cavalli ed una velocità massima di 116 km/h. Prestazioni, per una citycar, sicuramente di tutto rispetto, ma tutt’altro che avvicinabili a quelle di una 126 modificata a Wisla, in Polonia, da JDM Service.
Fiat 126, la trasformazione della citycar del tuning polacco
Questa vettura è stata completamente trasformata dai meccanici polacchi, che hanno asportato tutta la parte meccanica originale del modello, dal motore fino alle sospensioni ed i freni, inclusa la trasmissione. Di fatto è rimasta solo la carrozzeria dell’esemplare degli anni Novanta utilizzato per questo esperimento.
Nella parte posteriore della vettura è stato montato un propulsore della giapponese Subaru, il quattro cilindri EJ22 che era montato sia sulla Legacy che sulla Impreza. Dall’Impreza G utilizzati gli iniettori, mentre dalla STi del 2000 sono stati presi i collettori di scarico. Un vero e proprio mix che ha portato ad installare sulla piccola citycar anche un kit di sovralimentazione di una Forester S-Turbo, per donarle un’aria ancora più cattiva e grintosa. E per rendere ancor più d’effetto il tutto, non è stato installato lo sportello di chiusura del motore, che così resta “aperto” alla visione di tutti. Un modo, forse, anche per far prendere più aria allo stesso. Da una Skoda 130, invece, è stato utilizzato il cambio manuale a cinque marce, mentre le pastiglie in ceramica dei freni derivano dalla Seicento.
All’interno, invece, fa bello sfoggio di sé un cruscotto completamente digitale, che indica la marcia utilizzata in quel momento ed i giri motore.