Max Verstappen è atteso dalla seconda parte di stagione ma non vuole cadere nella trappola: “Sarebbe da stupidi”
Pronto a dare ancora battaglia, pronto a conquistare il secondo titolo iridato. Max Verstappen sente vicino il traguardo ma non ha intenzione di abbassare l’attenzione. Il pilota olandese guida con un ottimo margine su Leclerc la classifica mondiale e in molti gli attribuiscono già il suo secondo campionato.
Tra il dire e il fare c’è però di mezzo la matematica ed una seconda parte di stagione tutta da correre. Ecco perché il numero 1 non vuole abbassare la concentrazione e punta al massimo possibile: vincere quante più gare possibile per far sì che ciò che ora è soltanto una ipotesi diventi presto realtà immodificabile.
Vuole l’aritmetica del titolo Verstappen ma sa che per ottenerla non deve fare calcoli: correre in ogni tracciato per vincere, dimenticarsi dei punti di vantaggio sugli inseguitori e lasciare da parte, almeno per ora, pensieri di gloria. Lo dice lo stesso pilota Red Bull in alcune dichiarazioni riportate da ‘gazzetta.it’ in cui ammette: “Sarebbe da stupidi“.
Verstappen non pensa al titolo: “Troppe gare da fare”
Il riferimento è al sentirsi già campione e al pensare al luogo in cui gli piacerebbe poter festeggiare matematicamente il titolo. “Non ci penso, quando inizi a farlo è il momento in cui commetti errori. Sarebbe da stupidi con tante gare ancora da fare“.
Ecco allora che Verstappen non si lascia andare e mantiene alta l’attenzione: “L’obiettivo è finire le gare e ottenere il meglio come risultato: ogni gara bisogna affrontarla per vincere“. Così l’olandese non vuole rilassarsi: “Sarebbe un errore: le cose così possono prendere la direzione sbagliata. Il nostro obiettivo è vincere tutte le gare che possiamo: sia io singolarmente, che come team“.
Anche perché chi scende in pista non può farlo tirando il freno a meno, non in uno sport come la Formula 1. A spiegarlo è lo stesso Verstappen: “Che senso ha se ci si accontenta?” Non può averne in una competizione in cui andare al massimo è l’unica cosa che conta. E a dirlo è anche il campione del mondo.