In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, Willy Weber ha parlato di Michael Schumacher e del suo rapporto con la famiglia del campione.
Michael Schumacher è stato indubbiamente uno dei più grandi campioni che il mondo delle corse automobilistiche abbia mai avuto. I suoi successi con la Benetton prima e con la Ferrari poi sono ancora impressi nella memoria di tutti gli appassionati di Formula 1.
Con la scuderia di Maranello, in particolare, il Kaiser ha conquistato ben cinque titoli iridati consecutivi (2000-2004), diventando il pilota più vincente di sempre con sette Mondiali in bacheca.
Poi il grave incidente sugli sci a Maribel, che ha costretto la famiglia a dover fare a meno di lui, compreso il giovane Mick, al suo secondo anno nella massima categoria automobilistica dopo le vittorie nelle serie minori. E in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, lo storico manager di Michael, Willi Weber, si è raccontato a tutto tondo parlando anche dell’attuale rapporto con Corinna e Jean Todt che, secondo lui, non avrebbero mai rivelato la situazione reale del pilota.
In particolare, Weber ha raccontato di quel tragico giorno in cui Schumacher ebbe l’incidente in montagna, rivelando di esser stato tenuto all’oscuro delle sue condizioni nonostante gli svariati tentativi di sentire la moglie e Todt. “Ho fatto passare qualche giorno per non disturbare ma cominciai a capire che volevano tenermi fuori dalla questione. È stato un dolore enorme per me” ha dichiarato.
Dopodiché, ha provato ad insistere, ma niente e, secondo lui, Corinna e l’ex team principal della Ferrari avrebbero raccontato “solo bugie“. “Per Michael ho fatto di tutto e ho sempre protetto la sua vita privata – ha aggiunto –. Non mi aspettavo un comportamento simile da lei, sono ancora arrabbiato per come ha chiuso i rapporti con me“.
Inoltre, ha ammesso di aver sentito Todt in qualche altra occasione in seguito, anche se non ha mai avuto risposte definitive. “Mi ha tenuto fuori, all’inizio mi diceva è troppo presto, adesso invece è troppo tardi. Sono passati nove anni dall’incidente, forse dovrebbero dire le cose come stanno” ha affermato.
E su cosa gli direbbe se potesse parlargli: “Gli direi che ci sarò sempre per lui, per aggiustare tutto. Gli direi mi manchi. Ma dopo tre anni dall’incidente mi sono detto basta cercare la famiglia, non posso cambiare nulla“. E ancora: “Per me era come un figlio, e ancora oggi mi fa male parlarne“.
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