Andrea Dovizioso sta per chiudere una lunga carriera: dopo oltre 20 anni nel Mondiale è arrivato il momento degli addii.
Andrea Dovizioso ha esordito nella classe 125 nel 2001, con una wild card al GP del Mugello, prima dell’esordio ufficiale nel 2002 con la Honda. Nel 2004 ha conquistato il suo primo e unico titolo iridato, con un totale di 293 punti in classifica. Dal 2005 il salto nella classe 250, poi in MotoGP nel 2008, ancora una volta in sella alla Honda. Un anno dopo viene promosso nel team ufficiale al fianco di Dani Pedrosa e a Donington arriva la sua prima vittoria in classe regina.
Dalla stagione 2012 salta in sella alla Yamaha M1, riuscendo a collezione sei podi, ma non c’è posto nella squadra ufficiale, da qui la decisione di migrare in Ducati dove ha raccolto i momenti più entusiasmanti della sua carriera. Con la Desmosedici GP ha corso otto stagioni, per tre volte si è confermato vicecampione del mondo, tredici le vittorie. Fino alla fine del matrimonio alla fine del 2020. Trascorre alcuni mesi fuori dalla MotoGP, fino a quando non si apre uno spiraglio nel team satellite Yamaha. Oggi Andrea Dovizioso corre la sua ultima stagione, dopo aver tentato invano di adattarsi ad una M1 ben diversa da quella del 2012.
La notizia del suo addio era nell’aria da qualche mese, adesso una conferma arriva anche dalle sue chiare parole ai microfoni di Motogp.com. “Non correrò di sicuro nel 2023. Ho sempre detto che se non fossi stato competitivo non avrei voluto essere qui. Quindi non c’è motivo (per continuare, ndr). Soprattutto dopo 20 anni. Non ho mai cercato di trovare un posto per il prossimo anno“.
Il suo team RNF dal 2023 passerà in orbita Aprilia, con cui Andrea Dovizioso ha già effettuato dei test privati nella passata stagione, mentre era in attesa di trovare una sella libera. Dopo l’estate per il forlivese è arrivata la possibilità di entrare in Petronas SRT, ma mai avrebbe immaginato tante difficoltà nell’adattare il suo stile di guida: “Ho già fatto sei mesi senza gare l’anno scorso. Ho già testato il ritiro, quindi mi sento rilassato”.
Sin dalle prima uscite in sella alla M1 aveva intuito che non sarebbe stato semplice ingranare la marcia con questa moto, che solo Fabio Quartararo riesce a portare il limite. Un prototipo che ha una finestra ristretta di lavoro, come dimostrano anche i pessimi risultati di Franco Morbidelli: “Se non guidi come Fabio Quartararo, è molto difficile essere competitivi con la Yamaha. Se Fabio vince, un motivo c’è. Questo significa che si può essere veloci. Ma se gli altri piloti si lamentano è perché non c’è più modo di essere competitivi come in passato“.
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