Pecco Bagnaia (foto LaPresse)
Casey Stoner passa in rassegna la situazione di Ducati e Pecco Bagnaia al termine della prima parte di stagione MotoGP.
Casey Stoner è in vacanza in Italia e probabilmente parteciperà al WDW in programma fra due settimane sul circuito di Misano. Nell’attesa si è fatto cucire una nuova tuta da corsa dal suo marchio e sponsor Alpinestars, ha girato Venezia, Roma, Firenze insieme alla sua famiglia. In tanti sognano di rivederlo in pista su una due ruote e l’occasione potrebbe essere vicina, anche se non sarà una gara del Mondiale.
Un’occasione irripetibile per una delle Leggende della MotoGP, vincitore di due titoli iridati, costretto a ritirarsi per problemi fisici, alle prese con la sindrome di stanchezza cronica. Già nel 2021 la sua apparizione nel paddock in occasione degli ultimi due round stagionali aveva lasciato sperare in un suo impegno da coach per il team Ducati. Casey Stoner ha elargito consigli utili a Pecco Bagnaia e Jack Miller, in particolare durante il fine settimana a Portimao, con il pilota piemontese vincitore del Gran Premio.
Il pilota australiano è fortemente legato alla Casa di Borgo Panigale e, nel corso di una intervista a Radio Sportiva, ha passato in rassegna la situazione del marchio nel Mondiale, alla luce della prima parte di stagione. In particolare la situazione di Bagnaia che, sebbene abbia dato prova di saper essere uno dei leader, si ritrova a dover inseguire Fabio Quartararo a 66 punti di distanza in classifica.
Il motivo sta nei quattro zeri accumulati nel corso dei primi 11 GP, l’ultimo al GP di Germania, che peseranno non poco sull’andamento della corsa al titolo iridato. “E’ un bravo ragazzo, lavora con i miei vecchi meccanici… Ha fatto troppi errori quest’anno, ma finché non sei nella sua situazione non puoi capire“, ha analizzato Casey Stoner. “Da fuori è molto facile giudicare, quindi preferisco non commentare. Ma la velocità c’è. Probabilmente deve accettare che non puoi vincere ogni gara, in certe gare bisogna arrivare al traguardo“.
Secondo il due volte campione del mondo una parte delle responsabilità va addebitata anche agli ingegneri Ducati, che non sono focalizzati sulle richieste di un solo pilota. “Si concentrano troppo sulla moto e su quello che gli ingegneri vogliono vedere sulla moto, non su quello che vuole il pilota. Se un pilota non si sente a suo agio – ha concluso – non ottiene risultati“.
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