Il leader del Mondiale Fabio Quartararo racconta la sua svolta dopo un inizio di campionato in salita: il vero step stavolta non ha riguardato la Yamaha M1.
Fabio Quartararo guida la classifica iridata del campionato MotoGP con 147 punti. L’inizio di stagione non è stato rose e fuori per il pilota francese della Yamaha già campione in carica, accusando qualche problema con il prototipo 2022 della YZR-M1. Tanto da mettere in discussione il rinnovo di contratto con il costruttore giapponese e chiedere maggiori garanzie tecniche per il prossimo anno.
Da mesi lamenta una mancanza di cavalli per il motore della sua moto, perdendo diversi km/h sui rettilinei. Ha subito ritrovato una sintonia perfetta con la M1, riuscendo a fare la differenza in percorrenza di curva e nei cambi di direzione, potendo contare sull’agilità della Yamaha, aree dove da sempre ha saputo fare la differenza anche negli anni precedenti. Ma i problemi accusati nei primi Gran Premi del 2022 hanno rischiato di destabilizzare Fabio Quartararo, soprattutto a livello mentale.
La svolta di Fabio Quartararo dopo Austin
Come riporta il ‘Corriere dello Sport’ il talento di Nizza ha ripercorso quei momenti non facili: “A inizio Mondiale mi sentivo bloccato. Dopo 18 mesi la moto non aveva guadagnato nulla in termini di potenza e non aveva ricevuto grandi sviluppi e questo mi ha fatto arrabbiare davvero tanto“, ha raccontato Fabio Quartararo. “Ammetto che l’ho vissuta male, perché nell’arco di un anno sono passato dal sorpassare la Suzuki di Rins a essere superato senza poter reagire“.
Dopo le prima quattro gare extra europee, in cui ha raccolto solo un podio in Indonesia sul bagnato, la svolta si è avuta a partire dal GP di Austin, dove ha ritrovato la giusta concentrazione per spingere al meglio con la moto a disposizione. “Mi sono detto che dovevo accettare quello che avevamo, anche se si tratta di una moto più lenta e senza evoluzioni”.
Una svolta avvenuta soprattutto a livello mentale, dal momento che da Iwata non sono ancora arrivate nuove componenti che consentano di compiere l’ulteriore step. Ha fatto tesoro dell’esperienza matura nel 2019, quando ha tenuto qualche seduta con uno psicologo dello sport che lo ha aiutato a gestire i momenti di pressione e difficoltà. “Ho capito che la rabbia non serve a nulla, né tantomeno a fare buoni risultati“. Da qui le vittorie a Portimao e Catalunya che lo hanno riproiettato verso il suo secondo Mondiale.