Dopo avere vinto la 24 Ore di Le Mans insieme a veterani come Hartley e Buemi, Ryo Hirakawa spiega le sue sensazioni dopo il successo all’esordio
I giapponesi non sono esattamente il massimo quando si tratta di esultare o dimostrare la propria soddisfazione.
Tutto è contenuto, misurato, di buon senso. Ma il volto di Ryo Hirakawa, mentre Brendon Hartley stava completando gli ultimi giri della 24 Ore di Le Mans che significavano quinta vittoria consecutiva per la Toyota, si sono riempiti di lacrime.
Tra una smorfia, una soffiata di naso uno sguardo in alto e qualche dissimulazione non molto riuscita, Hirakawa al momento della vittoria si è lasciato andare senza ritegno. Ha abbracciato Buemi che era al suo fianco. Poi a uno a uno ha abbracciato tutti i componenti della Toyota Gazoo. Solo alla fine, si è chiuso in un angolino del paddock per asciugarsi le lacrime. Chiamato in una squadra consolidata a rappresentare la ‘quota giapponese’ pretesa dalla squadra costruttrice, Hirakawa aveva tutto da perdere in una impresa che rischiava di essere più grande di lui.
Era il più giovane, il più inesperto, praticamente un esordiente. Il pilota che aveva provato meno di tutti gli altri una vettura che lui stesso al primo test aveva definito “mastodontica” e che rischiava di costargli carissima in caso di errore.
Campione della Super GT 2017, secondo classificato nella Super Formula 2020, Ryo Hirakawa è stato la grande sorpresa della stagione 2022 nella squadra WEC della Toyota. Doveva sostituire niente meno che Kazuki Nakajima. E a pretenderlo in squadra era stato proprio lui, Nakajima, oggi alto dirigente della squadra giapponese pronto a scommettere tutto su di lui.
Hirakawa è stato perfetto. Non ha sbagliato nulla. Anzi. Nel corso dei suoi stint la Toyota GR010 Hybrid #8 è sempre riuscita a dimostrarsi più veloce guadagnando anche secondi importanti sulla gemella #7, giunta seconda con poco più di due minuti di ritardo sul traguardo.
Hirakawa confessa che non è stata una passeggiata: “Posso dire di non avere dormito niente per giorni. Sono reduce da una settimana in cui mi sdraiavo e non chiudevo occhio con il pensiero e la pressione di una gara nella quale rischiavo di rovinare il lavoro di una squadra perfetta. É andato tutto in crescendo, la gara è stata perfetta, il lavoro di squadra è stato straordinario e quello che un anno fa mi sembra durissimo, perché non avevo mai guidato un’auto così impegnativa, è diventato naturale”.
Hirakawa lo scorso anno a giugno aveva provato per la prima volta la GR010 a Portimao: “Sono sceso dall’auto a pezzi, avevo la nausea e non avevo un solo muscolo che non mi facesse male. Ho avuto seri dubbi che la scelta della scuderia su di me fosse quella corretta. Ma ho dato tutto. E’ un po’ come se solo ora realizzassi di essere diventato davvero un pilota professionista, e che tutto quello che ho fatto fino a oggi conti solo relativamente rispetto a questa impresa”.
Hirakawa è il quinto pilota giapponese a vincere a Le Mans dopo Masanori Sekiya, Seiji Ara, Kazuki Nakajima e Kamui Kobayashi. Ma è anche il più giovane: 28 anni.
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