Briggs, ex meccanico di Doohan e Rossi, ha fatto un confronto tra le due leggende del Motomondiale.
Quando l’era di Mick Doohan nella classe 500 è terminata a causa dei problemi fisici dell’australiano, forse più di qualcuno si è un po’ preoccupato del futuro della categoria senza il suo punto di riferimento. Ma poi è arrivato Valentino Rossi.
In breve tempo il pesarese ha saputo prendersi la scena e diventare una vera star del motociclismo. Il suo grande carisma e le sue tante vittorie in pista, spesso festeggiate in maniera originale, lo hanno reso a sua volta una leggenda. Dorna Sports ha trovato in lui una gallina dalle uova d’oro, dato che è stato capace di avvicinare al Motomondiale molte persone che prima magari non seguivano le gare.
Una volta ritirato, il Dottore ha comunque lasciato in eredità il suo team VR46 Racing in Moto2 e MotoGP, oltre ai suoi allievi della VR46 Riders Academy. C’è anche quando non c’è. E al Mugello lo abbiamo rivisto presente, non solo per supportare la sua squadra ma anche per la cerimonia di ritiro del suo storico numero 46.
Alex Briggs parla di Mick Doohan e Valentino Rossi
Quando Rossi è arrivato nella classe 500, diventata poi MotoGP, ha ereditato diversi uomini che prima lavoravano con Doohan. Tra questi il meccanico Alex Briggs, che al podcast In The Fast Lane ha parlato di entrambi: “Ambedue erano follemente determinati a vincere, ma erano persone differenti. Valentino dava il suo meglio quando era felice e si divertiva. Mick era più un combattente, un pugile. Gli piaceva darsi la carica, guidava bene anche da arrabbiato”.
Briggs ha anche raccontato qual era l’atteggiamento del nove volte campione del mondo nel box e sullo schieramento: “Entrava sapendo che era un luogo tranquillo, dove parlava con persone che non volevano fregarlo. Anche in griglia si poteva parlare o scherzare”.
Abbiamo accennato prima l’evento riguardante il ritiro del numero 46 dalla MotoGP, il meccanico australiano non è favorevole a questo tipo di iniziative: “In Australia ho visto ragazzi correre col 46 e che hanno il poster di Rossi. Se qualcuno di loro arriverà in MotoGP, non potrà più utilizzare quel numero. Non sono un fan di questa cosa”.
C’è chi concorda sul fatto di omaggiare una leggenda ritirandone il numero, come avviene anche in altri sport (esempio: il calcio), e chi invece preferirebbe lasciare la libertà a un pilota di poter correre con un numero glorioso.