Ad Austin i riflettori sono puntati su Marc Marquez, al rientro dopo l’incidente di Mandalika. Ma resta un punto debole per il campione HRC.
Marc Marquez ha partecipato alla conferenza stampa del giovedì, nonostante la sua assenza nel precedente Gran Premio di Termas de Rio Hondo. I riflettori sono tutti puntati sull’otto volte campione del mondo ritornato nel paddock dopo l’infortunio di Mandalika che ha ridestato la diplopia. Dopo un test in moto nella giornata di martedì ha preso il volo per Austin, pronto a rimontare in sella alla Honda RC-V.
Ripercorre i giorni difficili al rientro dall’isola di Lombok, da quando ha iniziato ad avvertire i primi disturbi visivi durante il viaggio di rientro verso la Spagna. Ma per fortuna stavolta la diplopia era meno grave dell’episodio risalente a cinque mesi fa, dopo la caduta con la moto enduro. Tanto che stava pensando di rientrare nel week-end in Argentina, “ma non ero motivato a correre il rischio“. Dopo averne discusso con i suoi medici ha preferito rimandare il rientro nel GP del Texas.
Ricorda ben poco dell’incidente, ma l’ha rivisto nelle immagini televisive. “Avevo da poco montato una gomma nuova. In Indonesia abbiamo sempre avuto problemi con il posteriore“, ha proseguito il campione di Cervera. “Abbiamo messo molto peso sul posteriore, ma con la gomma nuova ho forzato troppo l’avantreno, per questo nelle qualifiche sono caduto due volta. Nel warm up abbiamo apportato qualche piccola modifica, ma sono caduto proprio dove non me lo sarei mai aspettato. Sono stato fortunato…“.
L’obiettivo del week-end sarà riacquistare fiducia con il nuovo prototipo. “Non vengo qui con l’obiettivo di vincere la gara“, ha precisato Marc Marquez. Ma resta il problema della diplopia dietro l’angolo, perché in caso di altre cadute potrebbe ritornare a soffrirne: “In sei mesi è accaduto due volte. I medici mi hanno detto che la caduta è stata forte e questo fine settimana correrò ancora un rischio, ma sarà cos’ anche fra un anno o due“.
Nel 2011 Marc ha subito un intervento al nervo ottico per lo stesso problema, una spada di Damocle che si trascinerà per tutta la carriera. “E’ uno dei miei punti deboli. Ma se sono qui è per correre, non riesco a pensare a cosa potrebbe accadere in caso di cadute. So che c’è un rischio, ma sono qui per correre, non per pensare agli infortuni“.
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