Guerra in Ucraina, la crisi energetica colpisce i carburanti. Salgono ancora i prezzi di benzina e diesel. Il presidente di Nomisma avverte: “Prossimi ai record storici”
La guerra in Ucraina porterà conseguenze nel settore energetico in Europa, con conseguenze dirette sui costi dei carburanti. Una situazione già grave a prescindere, con gli aumenti continui del “post pandemia”, ai quali si possono sommare nuove problematiche legate alle forniture energetiche dalle zone interessate dalla guerra e soprattutto alle sanzioni economiche in arrivo per la Russia.
E’ facile prevedere un altro, sensibile, aumento dei prezzi. Si parla di un vero e proprio boom, che andrà a colpire i tariffari già alle stelle. L’ultima rilevazione del Mite (14 e 20 febbraio) spiega che il costo della benzina è di 1.85 euro al litro e il gasolio a 1.72 euro al litro. Cifre che sono destinate ad aumentare in maniera netta, anche perché in concreto sono già alte presso alcuni distributori. Un caro prezzo che si farà sentire, come conferma il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli: “Ci stiamo avvicinando ai record storici – spiega – anche perché il cambio euro/dollaro è meno favorevole in passato. Gli ultimi sviluppi non possono far altro che far alzare i costi dei prezzi dei barili nel medio periodo”. Tutte le previsioni, ha spiegato Tabarelli, vanno in questa direzione.
“Il Brent è tornato sotto la quota dei 100 dollari dopo il rialzo di 105 del giorno dell’attacco a Kiev. La stima è che dovrebbe assestarsi sui 102 dollari a fine anno. Questo significherà – prosegue – che il prezzo alla pompa di un litro di benzina sarà di 1.95 euro, mentre il diesel costerà 1.85 euro”.
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Il solo dato positivo, ha sottolineato, è che tra le sanzioni contro la Russia non c’è nulla che faccia alzare i costi del petrolio. In più, l’edizione odierna di Repubblica spiega che anche il rincaro delle settimane precedenti all’attacco vanno ricondotti alla crisi tra Russia e Ucraina dei mesi scorsi.
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“I costi sono saliti per l’aumento della domanda e la ridotta capacità produttiva, ma è la componente fiscale che gioca un ruolo fondamentale. Accise e Iva – si legge – pesano per il 57% del prezzo finito, vale a dire 1.06 euro dei costi attuali. La restante parte si divide tra costo di materia prima (pesa 0.67 euro oggi) e il margine lordo”. Tuttavia, secondo l’analisi del quotidiano, la guerra in Ucraina non dovrebbe minacciare direttamente i costi dei carburanti, visto che dalla Russia arriva soltanto il 10% del greggio che l’Italia importa.
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