Valentino Rossi nel fiore della sua carriera ha mancato una grande chance, ma i tempi non erano ancora maturi per l’exploit.
La Ducati Desmosedici nella stagione 2021 ha dimostrato non solo di essere la moto più veloce sui rettilinei, ma anche di aver colmato molte lacune in percorrenza di curva. Nonostante il congelamento dei motori, Gigi Dall’Igna e i suoi uomini hanno saputo compiere uno step non indifferente sulla Rossa emiliana, intervenendo su aerodinamica, parti periferiche del propulsore V4, perfezionando il dispositivo holeshot.
La Casa di Borgo Panigale ha messo in piedi un’autentica belva della MotoGP capace di portare ben cinque dei suoi sei piloti sul podio, firmando un podio tutto Ducati nell’ultimo week-end al Ricardo Tormo di Valencia. Da “brutto anatroccolo” questo prototipo è divenuto il più ambito della classe regina, una moto che incute timore anche al neo campione del mondo Fabio Quartararo che esige dagli ingegneri Yamaha più cavalli per poter tenere testa alla Desmosedici anche nel 2022.
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Ducati e Valentino Rossi… il connubio continua
La vera svolta in casa Ducati c’è stata dopo l’arrivo del tecnico veneto Gigi Dall’Igna alla fine del 2013. Solo qualche anno prima per i box del team italiano era transitato Valentino Rossi, segnando uno dei suoi peggiori bienni in carriera. La Rossa non era ancora matura, presentava non pochi ritardi rispetto alle big giapponesi, si andava avanti nell’evoluzione per tentativi che non sempre andavano a segno. “La Ducati di oggi è molto diversa – ha ammesso l’a.d. Claudio Domenicali a ‘La Gazzetta dello Sport’ -. Penso che con questa moto sarebbe andato forte. Rispetto a dieci anni fa Ducati rappresenta molto di più… Come la Ferrari in Formula 1“.
Il vecchio connubio fallito si ripropone in veste diversa dal 2022: il team VR46 adotterà delle Ducati Desmosedici e non è escluso che Valentino Rossi possa tenere un test per il brand emiliano. Una decisione che però spetterà solo Dall’Igna e al campione di Tavullia. “Noi non abbiamo nessun rammarico, all’epoca non eravamo fatti l’uno per l’altra. Era una moto focalizzata sulle richieste di Stoner e difficile da interpretare per un pilota abituato a una moto più equilibrata”.