Il drammatico incidente avvenuto sul circuito di Jeddah otto giorni fa hanno lasciato strascichi su Enzo Fittipaldi, che tuttavia sta meglio ed è stato dimesso
Un grande indolenzimento al collo, qualche vertigine e una certa difficoltà a prendere sonno regolarmente. Oltre alle conseguenze di una frattura al tallone. Sono queste le principali conseguenze riportate da Enzo Fittipaldi dopo il drammatico incidente avvenuto nel gran premio di Formula 2 di domenica scorsa a Jeddah.
Le immagini dell’incidente di Fittipaldi sono diventate virali proprio per la loro drammaticità. Il pilota di origine brasiliana aveva investito in pieno la ART di Theo Pourchaire, bloccata sulla griglia di partenza da un guasto. Un impatto molto violento. Nessuna grave conseguenza per Pourchaire, regolarmente al via dell’ultimo gran premio stagionale ad Abu Dhabi. Frattura al piede e lunghe valutazioni neurologiche per Enzo Fittipaldi a causa del durissimo impatto.
Trasferito in elicottero al King Fahd Hospital di Jeddah, Fittipaldi è rimasto in osservazione per cinque giorni. Venerdì l’ultimo test, sabato un ulteriore consulto con il primario di neurologia dell’ospedale che ha dato il suo nulla osta alle dimissioni. E il giovane pilota è potuto tornare a casa.
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“Sono felice di poter tornare a casa e trascorrere in famiglia le vacanze di Natale” ha scritto Enzo Fittipaldi sui suoi social. Rispondendo poi in modo più ampio con un collegamento video a un giornalista di Globo TV dalla sua casa in North Carolina. Il pilota, 20 anni, ha detto di stare bene: “I lividi si vedono ancora, la frattura mi dà fastidio e ci vorranno ancora una trentina di giorni per tornare a camminare in modo quasi normale. Ma posso dirmi molto fortunato. Hanno calcolato la forza dello scontro che dicono sia stato di 72 G. Posso benedire chi ha progettato la macchina e chi l’ha realizzata così sicura”.
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Dell’incidente del nipote ha parlato anche il leggendario Emerson Fittipaldi, due volte campione del mondo di Formula 1: “Anni fa un incidente del genere sarebbe costato la vita, proprio com’era accaduto a Riccardo Paletti, pilota Osella nel gran premio del Canada del 1982. É bello vedere che la sicurezza dei piloti sia stata davvero messa al primo posto nella progettazione delle auto. Enzo sta bene. Non avrà alcun bisogno dei miei consigli. Gli ho solo detto una cosa che sa già, e cioè che gli incidenti fanno parte dei rischi del mestiere e vanno messi in conto, con tutte le cautele del caso che purtroppo molto spesso possono anche non bastare”.
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