Dopo una lunghissima battaglia contro il cancro, la Indy saluta il grande Al Unser senior, quattro Indy500 e due titoli assoluti in carriera
La dinastia degli Unser, proprio come quella degli Andretti, degli Earnhardt piuttosto che dei Petty o dei Busch, rappresenta qualcosa di estremamente significativo per il mondo automobilistico americano.
Da ieri il mondo dei motori è un po’ più povero: Al Unser Senior, 82 anni, quattro volte campione della Indianapolis 500, due titoli assoluti, è scomparso dopo una lunga ed estenuante battaglia contro il cancro durata quasi 17 anni. Le sue condizioni erano peggiorate alcune settimane fa quando Al Senior aveva fatto ritorno alla sua casa a Chama, nel Nuovo Messico, circondato dai famigliari e dai suoi affetti più cari.
La notizia della morte è stata confermata dal presidente della IMS Doug Boles, suo amico personale, che ha invitato tutti gli appassionati della Indy a “ricordare uno dei piloti più straordinari nella storia dell’automobilismo con un pensiero, una preghiera e un grazie”.
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Protagonista della Indy500 per tre decenni, 27 partecipazioni, il terzo pilota più iscritto di sempre sulla griglia di partenza, Al Unser Sr è uno dei pochissimi iscritti al club dei Big Four, il circolo delle quattro vittorie: A.J. Foyt, Rick Mears e – da quest’anno – Helio Castroneves.
Unser ha vinto la grande corsa nel 1970, 1971, 1978 e 1987. La sua quarta vittoria lo ha reso anche il vincitore più anziano di sempre a 47 anni, partecipando solo all’ultimo minuto come sostituto dell’infortunato Danny Ongais. Ad affidargli la macchina fu Penske in persona… Al Unser era il fratello minore di Jerry, scomparso tragicamente in un incidente nel 1959 e il padre di Al Unser Junior, anche lui vincitore della Indy 500 nel 1994, quando suo padre – a 54 anni – sfiorò la qualificazione e un’ennesima presenza in griglia. Suo fratello maggiore Bobby era scomparso il maggio scorso, a 87 anni, seguito poche settimane da suo nipote, Bobby junior, morto all’improvviso a 65 anni. Un anno davvero terribile per tutta la famiglia.
“Il decano di una famiglia di piloti e di grandi testimonial che hanno contribuito a rendere la Indy il più grande successo dell’automobilismo sportivo americano…” si legge nel post di commiato di Doug Boles.
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