Il manager ligure racconta Valentino Rossi: primo contratto con Aprilia e un carattere che lo ha portato a vincere ma anche a sbagliare.
Negli anni Novanta Carlo Pernat era direttore sportivo dell’Aprilia, fu lui a portare Valentino Rossi nel Mondiale offrendogli un contratto triennale che partiva dal 1995. Il primo anno prevedeva la partecipazione all’Europeo con Mauro Noccioli, per poi passare nella classe 125 del Motomondiale. In un’intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’ il manager ligure svela le cifre di quell’ingaggio triennale: “30 milioni il primo anno, 60 il secondo e 180 il terzo“, oltre ad uno spazio pubblicitario sulla carena per lo sponsor di Graziano Rossi. “Rol Oli”.
La coppia Rossi-Noccioli si rivelò subito vincente e venne riproposta anche nel Motomondiale. Il talento del pilota di Tavullia si manifestò subito dinanzi agli occhi attenti ed esperti di Pernat, che non trascurò l’aspetto caratteriale: “Ragazzino simpaticissimo, senza peli sulla lingua e anche un po’ rompico… E in pista faceva traiettorie che mi fecero pensare che era un pazzo o un campione. Mi innamorai subito… Mi piacevano quelli un po’ pazzi e che in moto facevano cose diverse“.
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Il carattere forte del Dottore
Valentino Rossi si è portato dietro quella dote caratteriale, nel bene e nel male. Carletto lo aveva soprannominato “Black & Decker“, un trapanatore, capace di far valere il suo punto di vista ad ogni costo, anche se il prezzo da pagare era il cambio di team o di collaboratori. “A volte ha preso delle decisioni a seconda dell’umore del momento, non è stato mai un calcolatore. Guardate quella cavolata fatta in conferenza stampa a Sepang nel 2015 con Marquez. Se avesse riflettuto bene non l’avrebbe fatta“.
La forza del Dottore non era solo in pista, ma anche fuori. Un “divoratore” di avversari anche sotto l’aspetto psicologico, capace di mettersi dalla sua parte i media e i fan. Ma non si trattava di una strategia studiata, era semplicemente il suo carattere. “Ed è sempre rimasto uguale – ha concluso Carlo Pernat -. Guarda l’addio di Valencia, tutti piangevano e invece lui si divertiva“.