Fabio Quartararo campione di MotoGP nella sua prima stagione con il team factory. Prendere il posto di Valentino Rossi non è stato facile.
Fabio Quartararo si è confermato per la prima volta campione del mondo MotoGP nella stagione 2021, al primo anno con il team Yamaha factory. I vertici di Iwata hanno voluto scommettere sul pilota francese nonostante l’opinione comune inizialmente contraria. Infatti a fare le spese della sua ascesa nel box ufficiale è stato il nove volte iridato Valentino Rossi, costretto a passare al team satellite Petronas SRT.
In realtà Lin Jarvis ci ha visto giusto, ha compreso che Quartararo meritasse il supporto della squadra factory per compiere l’ultimo step verso il titolo mondiale. La corona iridata è arrivata proprio a Misano, nella roccaforte del Dottore, dove è stato festeggiato con applausi e ovazioni dal pubblico giallo che ha da sempre mostrato una certa simpatia per l’erede di casa Yamaha. Cinque vittorie e cinque podi sono bastati per portarsi a casa il Mondiale. “È stato un momento molto emozionante“, ammette ai microfoni di Motogp.com.
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Fabio erede di Valentino
Ad inizio stagione Fabio Quartararo avvertiva la pressione per aver occupato quell’angolo di box e il motorhome che fino a pochi mesi prima erano appartenuti a Valentino Rossi. “Per me è stata una grande responsabilità perché ho preso il posto di Valentino, la pressione era grande. Ma dopo aver conquistato la mia prima vittoria nella seconda gara stagionale ho capito che potevo vincere il titolo iridato, avevo molta fiducia in me stesso“.
La carriera del 22enne di Nizza non è stata sempre rose e fiori. Dopo il buon esordio nel Motomondiale ha vissuto un momento di calo e l’approdo in MotoGP è arrivato quasi per caso, quando ancora era un pilota sconosciuto su cui nessuno avrebbe scommesso. Merito della Yamaha e di Razlan Razali che gli hanno affidato una M1 nonostante il parere contrario di molti. “Non ho mai pensato di mollare, ma abbiamo avuto momento difficili. Sono diventato campione del mondo anche grazie alle difficoltà iniziali, perché mi hanno resto più forte e non ho mai perso coraggio“.