Danilo Petrucci lascia la MotoGP in punta di piedi e confessa la sua amarezza per un addio che non ha deciso da solo.
Dopo un’opaca esperienza sulla KTM RC16 nella stagione 2021 Danilo Petrucci ha salutato il paddock della MotoGP. La Casa austriaca ha deciso di puntare sulla line-up formata da Raul Fernandez e Remy Gardner sin dall’estate e al ternano non è rimasta altra scelta che optare per una nuova avventura nella Dakar che inizierà il 1° gennaio. Magari in attesa che escano spiragli dal mercato, perché il sogno è proseguire in pista, magari nel Mondiale Superbike o nel Mondiale MotoAmerica Superbike.
Due vittoria in MotoGP nel suo curriculum, ma il prototipo austriaco era troppo piccolo per la sua stazza. Andava molto meglio con la Ducati, ma quando ha iniziato a trovare il giusto feeling è stato rimpiazzato dalla Casa di Borgo Panigale che ha optato per la coppia Miller-Petrucci. Il fisico è sempre stato un ostacolo per il ternano, ma nonostante questo limite è riuscito sempre ad essere competitivo. “Tanti ingegneri non riescono a spiegarsi come potessi essere veloce – ha detto Danilo Petrucci a ‘La Gazzetta dello Sport’ – con un fisico come il mio“.
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Un pilota “troppo buono”
Il matrimonio con KTM Tech3 è durato davvero poco, considerando che dopo metà campionato aveva compreso di essere fuori dai programmi di Mattighofen. “Dovevo ricevere un trattamento come in Pramac alcuni anni, invece gli sviluppi sono andati tutti ai piloti factory. Non hanno sfruttato l’esperienza che potevo dare, mi dispiace non averli potuto aiutare. Tecnicamente avevamo intrapreso due strade diverse di intendere il lavoro“.
Petrux si è sentito amato nel paddock della MotoGP ma non rispettato. Un concetto che la dice lunga sul suo carattere e sul mondo circostante. “Sono cresciuto nel paddock per 25 anni, molti mi conoscono come il figlio di Danilone. Sono rimasto in buonissimi rapporti con tantissime persone e mi sono sempre assunto le mie responsabilità. Non ho mai alzato la voce e questo a volte ha portato a mettermi i piedi in testa“. Un pilota “troppo buono” di cui qualcuno si è approfittato “Troppe volte sono stato troppo buono. Con gli amici va bene, ma con chi lavori non è un pregio“.