Curiosità e funzioni delle strisce bianche, rosse e blu sul circuito Paul Ricard che ospita il GP Francia di Formula 1
Il Mondiale di Formula 1 torna sul circuito del Paul Ricard per il GP Francia. Il tracciato, noto anche come Le Castellet, è il quinto più lungo del Mondiale dopo Spa-Francorchamps, Sochi, Silverstone e Baku.
E’ un circuito molto tecnico, caratterizzato da curve iconiche come la Signes. Affrontarla in pieno è la sfida che contraddistingue i piloti più coraggiosi. Proprio la natura della pista aiuta a spiegare le ragioni della caratteristica visivamente più impattante del circuito: le strisce colorate lungo le quasi infinite vie di fuga.
Per comprendere come si arriva a quelle enormi strisce bianche, rosse e blu non si può non partire dalla storia recente del tracciato. Intanto, la pista che conosciamo oggi non è la stessa delle origini. Il rogo in cui morì il romano Elio De Angelis il 15 maggio 1986 durante un test privato per la Brabham induce la Formula 1 ad incrementare i sistemi di sicurezza anche nei test. Allo stesso tempo, i proprietari della pista tagliano tutta la parte nord, compresa la esse della Verrerie e accorciano il Mistral, per motivi di sicurezza.
Dal 1991 il GP Francia si è spostato a Magny Cours e Le Castellet, fino agli anni recenti, è rimasta una pista solo per i test. Qui ad esempio ha girato nel 1995 Michael Schumacher che ha distrutto alla curva di Signes una iconica Bugatti EB110 gialla.
Leggi anche – GP Francia, Verstappen cauto dopo la pole: “I punti non si assegnano oggi”
GP Francia, le ragioni delle strisce colorate al Paul Ricard
Loving the track and livery co-ord, @WilliamsRacing 😉#FrenchGP 🇫🇷 #F1 pic.twitter.com/geIGwsxuyW
— Formula 1 (@F1) June 18, 2021
Negli anni Duemila, e ci avviciniamo alle ragioni dei colori che nelle riprese dall’alto confondono gli spettatori, Bernie Ecclestone acquista il circuito.
L’ex patron della Formula 1 vuole farne una pista per collaudare le auto. Una pista per i test, anche delle monoposto del circus. Inizia così la collaborazione fra il mondo della Formula 1 e l’ingegnere tedesco Hermann Tilke che ridisegna la pista.
Tilke, un ex pilota, lascia intatte le curve più spettacolari Signes e Le Beausset, una doppia svolta a destra. Sopprime le tribune e sostituisce con l’asfalto tutte le vie di fuga in ghiaia. Introduce così un nuovo criterio nella progettazione dei nuovi circuiti oggi comune nel Mondiale.
Nel caso del Paul Ricard, che include 167 possibili configurazioni, la scelta si spiega facilmente. Se la pista serve a collaudare le macchine, è opportuna una soluzione che non le danneggi in caso di errore del pilota.
Le strisce non rappresentano un vezzo cromatico, né un omaggio alla bandiera francese. Anche se i colori scelti, bianco rosso e blu, potrebbero farlo pensare essendo gli stessi della bandiera nazionale.
I tre colori servono a identificare quanto è ruvido l’asfalto in quella zona della via di fuga. Infatti, gli spazi all’esterno della pista del Paul Ricard sono stati riempiti con asfalto ad aderenza differenziata per frenare le auto in caso di testa coda o di uscita di pista.
Le strisce bianche presentano lo stesso asfalto del tracciato, lungo le blu c’è un grip maggiore, lungo le rosse c’è il grado di aderenza massima. Sono finalizzate a frenare al meglio le monoposto e a ridurre i rischi di sbattere contro le barriere.