Antonio Giovinazzi ed il cuore “rosso” Ferrari: il retroscena del padre sul rifiuto ad un top team di Formula 1
Un Mondiale di Formula 1 fin qui avaro di emozioni per Antonio Giovinazzi a bordo della sua Alfa Romeo, ancora a caccia del suo primo punto iridato. In attesa del primo risultato di prestigio, il padre Vito ai microfoni della Gazzetta dello Sport ha raccontato del figlio a 360°.
“Fa sempre squadra – ha spiegato il padre – anche quando non aveva colpe, non ha mai criticato il Team“. Una passione, quella per le auto, nata da piccolissimo per Giovinazzi, a quattro anni già in pista impegnato nelle gare dei kart. “Da piccolo voleva diventare un campione di kart – ricorda Vito – e mi chiedeva ogni domenica di andare a correre in pista. Ricardo Gelael – ha proseguito – è stato importante per mio figlio; Antonio nel 2012 vinse il campionato cinese di Formula Abarth e gli chiese di gareggiare in Europa“.
Nel 2016 il salto in GP2, nel Team Prema. “Gasly era il suo compagno di squadra e perse all’ultima gara, ad Abu Dhabi, il campionato. Ancora oggi – ha ricordato – non mi spiego come sia potuto succedere“.
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Vito Giovinazzi, poi, racconta del salto in Ferrari di Antonio. “Entrò nel 2016 dopo trattativa con Sergio Marchionne, l’anno successivo Maurizio Arrivabene gli diede la Sauber per sostituire Wehrlein, affetto da un problema alla schiena. Il 12mo posto gli valse i complimenti di Toto Wolff che ci offrì un contratto. Con la Mercedes sarebbe diventato il pilota ufficiale in Dtm ed il terzo in F1“. Offerta, però, che fu rifiutata dal ragazzo. “Ha il cuore rosso Antonio“.
Nel 2019 l’avventura in Alfa Romeo. “Tra Haas e Sauber, nel 2018, Marchionne voleva piazzare Antonio e Leclerc ma ricevette risposta negativa dal team statunitense. Fu Arrivabene, però, a dargli notizia della decisione di spedire Antonio in Alfa Romeo, accanto a Raikkonen“.
“Antonio, adesso, è maturo come pilota – ha concluso Vito Giovinazzi – ed è all’80% del suo potenziale. Può crescere ancora ed ora avrebbe potuto avere 10 punti in classifica se contiamo Imola in qualifica, il traffico da Monaco ed i pit stop errati tra Bahrain e Barcellona. Può superare Kimi in classifica“.
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