Moto GP

MotoGP Mugello, un giro di pista: cosa significano i nomi delle curve

La storia e l’origine del nome delle curve che caratterizzano lo storico circuito del MotoGP Mugello

MotoGP Mugello (Getty Images)

Mugello vuol dire passione, velocità, il meglio dell’Italia che sogna su due ruote. Inaugurato nel 1974, di proprietà della Ferrari dal 1988, l’Autodromo di Scarperia è stato premiato per cinque volte come miglior circuito del Motomondiale.

Al Mugello si correva già su un tracciato stradale chiuso nel 1970 dopo la morte di un bambino. L’impianto permanente tra i comuni di Scarperia e San Piero nasce sul progetto dell’ingegner Gianfranco Agnoletto.

Nonostante i vari interventi di ammodernamento, la configurazione è rimasta inalterata. Un lungo rettilineo lungo più di un chilometro, curve leggendarie come la San Donato, le Arrabbiata. Dopo lo storico e tragico GP delle Nazioni del 1976, e le due successive edizioni del 1978 e del 1985, un mese e mezzo dopo la morte del Drake è la Ferrari a rilevare il circuito.

L’Autodromo della Scarperia diventa l’appuntamento fisso del GP Italia dal 1994, un’edizione segnata dal terzo posto di Capirossi in 250 e dal secondo di Luca Cadalora in 500.

Seguono gli anni migliori di Valentino Rossi, che nel 2008 completa una tripletta tutta italiana nelle tre classi. Nel 2011, la pista viene del tutto riasfaltata con tecniche innovative e per la quinta volta l’IRTA (International Road Racing Teams Association) lo premia come miglior circuito del Motomondiale.

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MotoGP Mugello, i nomi delle curve

Il circuito, come negli impianti gloriosi di vecchia generazione del motomondiale e della Formula 1 (Spa, Monza o Silverstone ad esempio), presenta un nome per ciascuna delle sue quindici curve.

Non sono identificate solo con un semplice numero, ma con un’etichetta che ne racchiude l’emozione. Dopo il rettilineo di partenza, ad esempio, si affronta la San Donato. Il nome testimonia il legame con un passato che non c’è più, ma rimane forte nel ricordo su una pista che ha attraversato oltre quarant’anni di storia. Lungo il tracciato originario, infatti, nelle vicinanze della prima curva c’era una fattoria con lo stesso nome.

Proseguiamo il nostro viaggio lungo le curve del tracciato del Mugello. Dopo la San Donato si passa lungo la Luco, a sinistra e in leggera salita. Anche in questo caso il nome non è casuale ma segna un’appartenenza territoriale. Luco, infatti, è una piccola frazione di Borgo San Lorenzo distante meno di cinque minuti, in macchina, dal circuito.

Anche Poggio Secco, punto più alto del tracciato, prende il nome da un luogo di campagna (esiste una Casa di Poggio Secco nel territorio del comune di Vicchio).

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Materassi e Biondetti, due pionieri del motorsport

Si arriva così alla Materassi, intitolata a uno dei pionieri dell’automobilismo italiano. Si tratta di Emilio Materassi, appunto, pilota fiorentino nato nel 1894. Gareggiò per soli quattro anni, dal 1925 al 1928, vincendo più di venti gare. Corse con i grandi pionieri, da Varzi a Ferrari, da Nuvolari a Campari. Morì il 9 settembre 1928 mentre tentava un sorpasso al Gran premio di Monza. Con la sua Talbot è decollato sopra il rivale Foresti, precipitando oltre la pista sugli spettatori: il tragico incidente provocò venti morti e una quarantina di feriti.

La “esse” aperta con la Materassi si chiude con la Borgo San Lorenzo, prende il nome dall’omonimo paese nei pressi del circuito.

Le due successive, la Casanova e la Savelli, derivano la propria denominazione da fattorie originariamente presenti vicino al circuito. E veniamo all’Arrabbiata, nome delle due curve, la 8 e la 9, che corrispondono al punto più basso del tracciato.

Anche in questo caso, per capire il nome, dobbiamo tornare al circuito originario, costituito dalle strade del posto. Quella che porta alla pista presenta una forte pendenza, ed era detta proprio “dell’Arrabbiata” da chi la percorreva a piedi o in bicicletta.

I piloti affrontano poi la Scarperia, a raggio stretto, che prende il nome dall’antica terra Nova edificata nel 1306. Oggi compone il comune sparso di Scarperia e San Piero, dopo la fusione con San Piero a Sieve, celebre per la produzione di coltelli e di macchine per caffè.

Si passa poi lungo il Palagio, curva che immette i piloti nella parte finale del tracciato, così chiamata in relazione a uno storico casolare lungo il circuito originale. Stessa origine ha anche il Correntaio, veloce curva in discesa, e la Bucine, l’ultima del tracciato.

Tra il Correntaio e la Bucine, si affrontano le due curve intitolate a Clemente Biondetti, pilota sardo di nascita e fiorentino d’adozione, che vinse quattro volte la Mille Miglia: nel 1938, con tanto di record di percorrenza a 135 km/h di media, e poi dal 1947 al 1949, a 50 anni.

Alessandro Mastroluca

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