MotoGP, Holeshot: cosa è e come funziona il dispositivo anti-wheeling

L’Holeshot, il dispositivo anti-wheeling introdotto da un paio di anni e ormai utilizzato da tutti in MotoGP: cosa è e come funziona

Partenza MotoGP
Partenza MotoGP (Getty Images)

I semafori si spengono, le moto si abbassano: una scena divenuta usuale in MotoGP da un paio di anni. La ‘colpa’ o il merito (a seconda dei punti di vista) è dell’holeshot, il dispositivo che consente ai bolidi della classe regina di mantenere più aderenza ed evitare il wheeling, la classica impennata quando si parte a tutta velocità da fermo. Un dispositivo che la MotoGP ha mutuato dalla Mountain Bike e che è stato introdotto per la prima volta nel 2019 dalla Ducati.

Da allora un po’ tutti i team lo hanno adottato, con piccole differenze di attivazione e funzionamento. La logica che c’è dietro all’holeshot però è comune: grazie a questo sistema si vanno a comprimere le sospensioni delle moto, abbassando in questo modo l’altezza del baricentro.

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MotoGp, l’Holeshot: come funziona

 

 

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Grazie all’holeshot le moto hanno uno spunto migliore alla partenza. L’attivazione è solitamente meccanica ed è fatta dai piloti quando si sistemano sulla griglia di partenza. Si abbassa solitamente la ruota anteriore, seguita da quella posteriore: quando poi si dà il gas, la moto evita l’impennata e resta aderente all’asfalto con le sospensioni bloccate. La compressione viene interrotta dalla prima frenata che funge da disattivazione del dispositivo.

Una novità che è presente in MotoGP da un paio di anni ma che continua a far discutere, visti gli ovvi sviluppi tecnologici. In alcuni frangenti può essere attivato anche in gara per migliorare l’uscita dalla curva. Non tutti i piloti però lo gradiscono. Di questi giorni la critica di Marc Marquez al suo utilizzo. Per lo spagnolo l’holeshot dovrebbe essere utilizzato soltanto in partenza, mentre altri piloti (come Aleix Espargaro) approvano l’utilizzo anche in gara.

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