Pilota leggendario, grande protagonista di qualsiasi pista, dalla Indy alla Nascar alla Formula 1, Bobby Unser scompare a 87 anni con un palmares unico nel suo genere
Lo avevano soprannominato “l’eterno”, perché nulla sembrava intaccare la sua verde e la sua straordinaria gioia di vivere che si esprimeva in corse, belle auto, moto e tanti amici intorno. Purtroppo Bobby Unser era eterno solo per i suoi fan: ed è scomparso a 87 anni nella sua casa di Albuquerque negli Stati Uniti.
Espressione di quel mondo delle corse che a cavallo tra anni ’60 e ’80 era corredato anche da lusso, belle donne e allegrie, Bobby Unser era un bonne-vivant, uno di quei piloti che non rinunciavano mai alle gioie della vita che nel mondo delle corse, soprattutto negli Stati Uniti, volgevano spesso verso gli eccessi.
Tuttavia per Unser la prima, vera e forse unica passione, era la velocità. Nato e cresciuto in Colorado, terzo di quarto fratelli, aveva iniziato ad appassionarsi ad auto e moto fin da bambino: la sua leggenda è legata soprattutto alla 500 miglia di Indianapolis che Unser vinse tre volte, nel 1968, 1975 e 1981. Pochi sono i piloti che possono dire di avere alzato tre trofei: Unser ci è riuscito a distanza di sedici anni tra la prima e la terza vittoria e in tre decenni diversi.
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Indianapolis fu la prima a riconoscere la sua grandezza inducendolo nella propria Hall Of Fame nel 1990, otto anni dopo il suo ritiro. Ma Unser gareggiò anche in F1: la sua prima corsa fu proprio a Monza, nel 1968 con una BRM. Scese dall’auto e disse… “mi sembra di essere stato su una fionda” commentando la velocità di punta sulla parabolica. Era un’epoca in cui la F1 era lontanissima dagli standard americani: gli sponsor e i fan lo pretesero di nuovo sulle piste di casa. E dopo la gara di Watkins Glen di quello stesso anno, Unser rimase fedele alle gare nordamericane. Con qualche digressione: la sua grande passione erano le gare in salita. Vinse dieci volte, più di chiunque altro, una delle più tecniche e dure in assoluto la “Pikes Peak International Hill Climb”.
Capostipite di una dinastia di piloti, Johnny e AJ Unser Junior (due vittorie a Indianapolis) sono suoi nipoti.
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Famosa la sua rivalità con Mario Andretti: la sua vittoria di Indianapolis del 1981 rimase sub-judice per mesi. Alcuni suoi sorpassi in regime di bandiera gialla al 149esimo giro gli costarono la penalizzazione a vantaggio di Andretti. Lui rispose ritirandosi dalle gare. L’8 ottobre, quando la vittoria gli venne riassegnata ma il pubblico non gli perdonò le polemiche affibbiandogli l’etichetta di “cheater”, uno che vince con l’inganno. Lui e Andretti, non si rivolsero la parola per anni, nemmeno dopo che Unser diventò uno dei più quotati commentatori e Andretti cominciò a vincere tutto con la sua scuderia. La pace arrivò solo nel 2017. Unser stava male e Andretti gli fece gli auguri di una pronta guarigione. Unser ringraziò rispondendo… “quanto tempo abbiamo perso”.
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