Hamilton soddisfatto per la condanna di Chauvin: “La lotta non è finita”

Nella notte Derek Chauvin, l’agente di polizia che ha provocato la morte di George Floyd nei disordini di Minneapolis di maggio, è stato giudicato colpevole, la sentenza è stata salutata con soddisfazione anche da Lewis Hamilton

Black Lives Matter Hamilton
Lewis Hamilton, leader del movimento Black Lives Matter (Getty Images)

Colpevole per tutti e tre i capi d’accusa: omicidio colposo, preterintenzionale di secondo grado e di terzo grado. Derek Chauvin, l’ex agente di polizia accusato di avere ucciso con un eccesso di violenza durante un arresto George Floyd rischia fino a 40 anni di carcere.

La condanna e le reazioni

La morte di George Floyd è stata uno degli episodi più drammatici per cui il 2020 passerà alla storia. Sono seguiti furiosi scontri di piazza negli Stati Uniti ma anche in diversi altri paesi. E da lì ha preso forma il movimento Black Lives Matter che ora coinvolge centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo con testimonial d’eccezione.

Pochi secondi dopo la pronuncia della sentenza, che secondo il sistema giudiziario americano è stata avvallata dal giudizio unanime di una giuria di dodici persone, le strade di molte città si sono riempite di dimostranti e i social si sono affollati di pareri. Tra i tanti quelli di Mike Tyson, LeBron James, ma anche di Lewis Hamilton e Bubba Wallace, tra i primi ad aderire al movimento Black Lives Matter.

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Lewis Hamilton

Hamilton fin da subito è stato uno dei testimonial di punta del movimento Black Lives Matter: ed è stato uno dei primi a esprimere on line la sua soddisfazione per la condanna.

GIUSTIZIA per George! Le emozioni che provo in questo momento sono difficili da descrivere. Derek Chauvin è stato dichiarato colpevole. Questa è la prima volta che un agente di polizia bianco è stato condannato per l’omicidio di un uomo di colore in Minnesota. Questo è un fatto storico, la morte di George non è stata vana. L’esito del processo è giusto. Condannarlo per tutte e tre le accuse segna una nuova alba nella lotta per la giustizia razziale. Questo processo è stato un’opportunità per il sistema giudiziario americano per ritenere Derek Chauvin responsabile delle sue azioni quando ha tolto la vita a George Floyd. Ora possiamo tirare un sospiro di sollievo collettivo per il fatto che giustizia è fatta.

Il risultato di oggi è una triste vittoria per George e la sua famiglia, ma mostra che i nostri sforzi per promuovere la giustizia non sono vani. Le voci della gente afroamericana sono state ascoltate e la nostra azione continua. Se agiamo insieme, possiamo fare la differenza. Ma questo è solo un passo nel cammino verso una società più equa. Dalla morte di George, così tante altre persone di colore sono morte per mano della polizia e dobbiamo assicurarci che lo slancio di oggi continui. La lotta non è finita e c’è ancora molto da fare, ma oggi possiamo considerare un barlume di speranza. I miei pensieri e le mie preghiere sono con la famiglia di George.

Spero che provino un senso di pace da questo risultato. #BlackLivesMatter.

Parlando a una rete americana nel corso della notte, Hamilton ha anche detto di dovere superare il grande momento di rabbia dal quale aveva corso il rischio di essere travolto dopo i fatti di Minneapolis.

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Black Lives Matter
Molta gente in piazza per festeggiare la condanna di Minneapolis (Getty Images)

Bubba Wallace

Anche Bubba Wallace ha espresso soddisfazione. L’unico pilota afroamericano della NASCAR che ha affidato il suo pensiero a Twitter: “Giustizia è fatta sotto tutti i punti di vista. Bene. Ancora un sacco di lavoro da fare. Continua a riposare in pace #GeorgeFloyd”.

Bubba Wallace lo scorso anno era stato oggetto di minacce di carattere razzista: nel box della sua scuderia a Talladega era stato ritrovato un cappio con un bigliettino che portava il #23, il suo numero di gara nel campionato.

Dopo la condanna Chauvin ha lasciato l’aula del tribunale in manette e a capo chino.  Resterà in carcere fino a quando il giudice stabilirà la sua condanna che potrebbe essere fino a un massimo di quarant’anni di carcere. La Giuria ha accolto la tesi dell’accusa. Le ricostruzioni hanno dimostrato che l’ex poliziotto ha tenuto il suo ginocchio premuto sul collo di Floyd per oltre nove minuti provocandone la morte per asfissia.

 

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