Carl Fogarty, quattro volte iridato e celebrità anni ’90: “La MotoGP è stata il chiodo nella bara per la Superbike”
La Superbike è in crisi? Il tema si rincorre ormai da anni. E’ innegabile che 20 anni fa la categoria aveva un appeal diverso. Oggi è difficile dire se è meno seguita di un tempo, ma di certo la Superbike ha perso qualcosa rispetto al passato. Ne è testimone il “mitico” Carl Fogarty, ex campione di motociclismo, quattro volte iridato in questa categoria. Il britannico, oggi 55enne, ha vinto 59 gare e divenne una sorta di “mito” delle due ruote, anche per i suoi atteggiamenti estrosi.
E’ stata celebre la sua rivalità con Jonathan Rea, che fu considerato un fenomeno: per lui i titoli mondiali conquistati furono ben sei consecutivi, con 99 gare vinte. Fogarty approdò in Superbike dopo aver vinto un po’ di tutto, ma è in questa categoria che trovò la celebrità. In pista arrivavano 100mila spettatori di media, e le corse erano trasmesse in diretta dalla BBC. Fogarty fu uno dei grandi protagonisti di quell’epoca.
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Superbike, l’ex campione Fogarty interpreta la “crisi” della categoria
Oggi, la Superbike non è quella di un tempo, e l’ex campione ha la sua spiegazione: “E’ difficile dire cosa succede – spiega in un’intervista a Speedweek – a sensazione direi che non c’è un pilota-personaggio e carismatico che possa attirare l’attenzione. O forse manca la copertura mediatica di un tempo”. Fogarty si è ritirato nel 2000 dopo un brutto incidente in Australia. La sua Ducati andò a Troy Bayliss, altro numero uno della storia Superbike:
“Questa categoria ha cominciato a perdere interesse nel 2002 – prosegue l’ex pilota – quando è nata la MotoGP. E’ come un chiodo nella bara. La Superbike era la competizione a 4 tempi più veloci, ma dopo l’arrivo della MotoGP non fu più così. Ecco perché potrebbe aver perso interesse. Trovo tuttavia giusto che ci siano due categorie diverse. E’ come la Formula 1 e il Gran Turismo. Io oggi seguo sempre la Superbike e la trovo ancora divertente e spettacolare”.