Un incidente a Rubens Barrichello al venerdì ha aperto il weekend nero del GP Imola 1994, chiuso con la morte di Ratzenberger e Senna
Nel 1994, la Formula 1 ritorna nella terra dei motori accompagnata da cattivi presagi. Il gran premio di Imola inizia sotto una cattiva stella. Sono le 13,15 del 29 aprile, è passato un quarto d’ora dall’inizio del primo turno di qualificazione. La Jordan di Rubens Barrichello vola contro le barriere di protezione e si disintegra in aria e si frantuma sui cumuli di pneumatici.
I soccorritori raggiungono la vettura, la rivoltano a mano, liberano la lingua al pilota e lo intubano. Barrichello si salva. A parte lo choc, i controlli all’Ospedale Maggiore di Bologna fanno emergere una frattura al naso, più contusioni a una mano e alle costole.
Ventiquattro ore dopo, alle 13.16 di sabato 30 aprile, la Simtek dell’austriaco Roland Ratzenberger con il numero 32 affronta la curva Villeneuve, la più pericolosa del circuito. La macchina si fa notare quasi solo per il colore viola del telaio.
La S941 con motore Ford HB 3.5 V8 l’ha progettata Nick Wirth, “figlioccio” di Max Mosley, che ha individuato come socio il grande Jack Brabham. Suo figlio David è il compagno di squadra di Ratzenberger che non sa di avere un appuntamento con la morte proprio alla curva Villeneuve che lì ebbe un terribile incidente nel 1980. Proprio lì dove morirono due motociclisti, Guido Paci nel 1983 e Lorenzo Ghiselli l’anno successivo.
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La Simtek numero 32 attraversa l’erba, si schianta poi tagliata in due si offre agli sguardi dei tifosi al tornante della Tosa. In quel punto, racconta l’inviato della Stampa, c’erano l’ex pilota Ferrari Jean Alesi e Giovanna Amati.
I soccorsi scattano subito, il dottor Salcito e il neurochirurgo Servadei si affannano ma il pilota è incosciente, con la testa ciondolante da un lato. Tentano il massaggio cardiaco, lo trasferiscono all’Ospedale Maggiore di Bologna. Il ricovero avviene alle 13,57. Alle 14,15, 59 minuti dopo l’impatto, venticinque ore esatte dopo l’incidente di Barrichello, il dottor Giuseppe Piana comunica la morte di Roland Ratzenberger a causa di una frattura alla base cranica e danni cerebrali irreversibili.
E’ il primo incidente mortale in Formula 1 dal 1982 quando l’esordiente milanese Riccardo Paletti, al volante della Osella, nella bagarre della partenza non vede la Ferrari di Pironi che è rimasta piantata, col motore ammutolito in griglia. L’impatto, sfortunato, è fatale.
“Non sono macchine, ma aeroplani. Fanno auto assassine” commenta Clay Regazzoni, compagno di squadra in Ferrari di Niki Lauda. L’austriaco, opposto in tutto al baffuto svizzero, nemmeno stavolta è d’accordo con lui. Non servirebbe, dice, ridurre la velocità delle monoposto di Formula 1. “Ti puoi uccidere a 250 kmh come a 300” dice.
Anche la gara inizia con un cattivo presagio. La Benetton di J.J.Lehto resta ferma in griglia. Da dietro la Lotus del portoghese Pedro Lamy la prende in pieno. Pezzi della monoposto distrutta volano oltre le barriere. Nella Tribuna Centrale ci sono due amici di Courmayeur, Antonio Mauro Maino e Marco Roasio. Antonio Mauro, 28 anni, lavora con il padre e il fratello in un’impresa edile e fa parte della locale Associazione volontari del soccorso. Marco gestisce un distributore di benzina. E’ un atleta, partecipa a gare di mezzofondo e sci alpinismo, ha anche corso qualche rally raid.
Una ruota che si è staccata dopo l’impatto volando oltre le barriere li colpisce. Maino appare subito il più grave. I medici di Imola dispongono il trasferimento al Bellaria di Bologna, più attrezzato. Immdiato l’intervento per rimuovere un esteso ematoma frontale. Marco è colpito solo di striscio, ha un taglio alla testa medicato con 12 punti di sutura.
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La gara continua. Si arriva così alle 14.17. Angelo Orsi, fotografo e grande amico di Ayrton Senna, è alla curva del Tamburello. Lì vede la sua Williams scartare di lato, andare verso la barriera e schiantarsi. Scatta foto che non saranno mai pubblicate. Il presidente del Brasile Itamar Franco decreterà tre giorni di lutto nazionale.
La tv Globo propone un commovente programma di due ore che racconta storia e leggenda di un pilota fuori dall’ordinario. I giornali in Brasile parleranno di “pista maledetta”. La sicurezza, la protezione dei piloti, diventerà una priorità: cambieranno i circuiti e le monoposto. Con la morte di Ratzenberger e Senna finisce un’epoca. Da quel weekend nero a Imola del 1994, niente in Formula sarebbe più stato più come prima.
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