Erano gli anni del Drive-in su Italia 1, dei paninari a Milano e dei Tozzi a Roma, gli anni delle cinte del Charro, le Timberland, il Walk-Man con le cuffie arancioni e i “Wild Boys” cantati dai Duran Duran. Ma, soprattutto, era un tempo in cui si contavano i giorni per compiere 16 anni ed avere la possibilità di “emanciparsi” alla guida di vere e proprie motociclette, le mitiche 125, che spopolavano in una gara tra le case costruttrici, impegnate a migliorare i loro prodotti in un guerra senza esclusione di colpi.
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Il 99,9% delle moto stradali 125 degli anni ’80, aveva le medesime caratteristiche: motore monocilindrico 2 tempi, miscelatore separato, prestazioni da super sportiva, grafiche e contenuti tecnologici che richiamavano le moto “dei grandi” o repliche firmate da piloti.
Le piccole due ruote si distinguevano per il rombo e la quantità di fumo che producevano, in buona parte creato dall’olio più gettonato all’epoca con componenti di ricino, il Castrol TTS. Piccoli bolidi, con potenze fino a 30 cavalli e velocità di punta che sfioravano i 170 km/h.
In questo variegato panorama di moto 125, l’Italia faceva da padrona, fornendo la maggior parte dei modelli più richiesti dai ragazzi, fino a quando i giapponesi, con Honda e Yamaha, decisero di entrare prepotentemente nel mercato, ma questa è storia degli anni ’90.
Siete pronti per scoprire alcuni di questi bolidi insieme a noi? Ok, allora: casco in testa ben allacciato, e mi raccomando che sia Nava o Nolan (rigorosamente).
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La casa italiana, segna una svolta epocale nel 1984 presentando la RV 125, una “scarenata” con ruote da 16 pollici che introdusse il raffreddamento a liquido sul piccolo monocilindrico a due tempi che, con un cambio a 6 marce, erogava una potenza di 19 cavalli raggiungendo i 130 km/h.
A soli due anni distanza dalla RV, Gilera surclassa e sforna la semi carenata KZ, un vero status symbol per i giovani. Quasi tutte di colore bianco con finiture e sella rossa, la KZ si distingue per il terminale di scarico alto, ed il puntale anteriore che la fanno sembrare più grande della sua “taglia”.
La potenza, rispetto alla RV, arriva a 24 cavalli e la velocità massima sale a 150 km/h. L’anno successivo, la KZ 125, diventa “Endurance”, con il doppio faro anteriore, viene ricordata per essere la moto con cui ha esordito Loris Capirossi nel campionato Sport Production. Pochissimi mesi dopo l’arrivo della KZ, Gilera presenta una variante che riporta modifiche nella carena e nel serbatoio, la KK 125.
Dopo altri due anni, nel 1988, Gilera continua a dominare la categoria super sport 125, con l’arrivo della MX-1, un altro tuffo nel futuro con in nuovo telaio in acciaio DeltaBox ed i suoi 28 cavalli che la spingevano fino ai 160 km/h. La particolarità unica di questa moto consisteva nello spostamento del serbatoio sotto al motore, e la classica “tanica” della benzina, fra le gambe del pilota, si trasformava in un comodo vano per il casco integrale.
Nel 1989, ancora una svolta in casa Gilera, con quella che verrà ricordata come la più estrema in assoluto e che, grazie ad un estetica che sembra disegnata per la pista, ancora oggi, a distanza di oltre 30 anni si lascia guardare con ammirazione e un pizzico di emozione, la SP-01. Un vero missile la SP, che con quasi 30 cavalli sfiorava i 170 km/h. Una ciclistica da gran premio con semi manubri infilati ed un serbatoio con doppio tappo, nonché il primo “codone” racing, che diventava monoposto o al bisogno si poteva trasportare il passeggero su di un piccolo cuscino con una posizione tipicamente “appollaiata”.
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Quanti di voi 40/50 enni di oggi non ha mai guardato “I ragazzi della III C” solo per vedere l’ Aprilia AF1 125 Project 108? .Fu proprio questa moto a lanciare l’azienda veneta all’inseguimento delle concorrenti sportive. Accostamenti cromatici tipici degli anni ’80, forcellone posteriore mono braccio in stile RC30 e sella lunga.
A distanza di poco, dall’uscita della Project, Aprilia, presa dalle competizioni, tira furi l’asso nella manica, presentando la AF1 125 Sintesi. Una moto dal carattere più sportivo, doppio faro anteriore e posizione di guida racing, valorizzata dalle ruote da 17 pollici e la prima forcella a steli rovesciati da 38. Belle le grafiche, specialmente con l’inizio delle repliche piloti, come la versione con numero 4, autografata dall’allora campione Loris Reggiani. Non solo estetica racing, ma tanta sostanza con il nuovo motore rotax da 30 cavalli con valvola allo scarico che raggiunge i 170 km/h.
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Non è da meno la “neonata” Cagiva, che con i fratelli Castiglione, entra prepotentemente nel mondo delle corse e soprattutto delle moto sportive 125, e non solo.
Siamo nel 1985, e la Aletta Oro 125, prima nella versione S1 e successivamente S2, ricorda, specialmente nella colorazione, la mitica Kawasaki GPZ 900 guidata da Tom Cruise in “Top Gun”. Sulle Cagiva troviamo finalmente un doppio freno a disco anteriore con pinze Brembo Serie Oro e, per la prima volta, un indicatore digitale conta marce, anche se, nella prima serie manca l’avviamento elettrico che verrà installato solo sul modello S2.
Arrivati al 1987, per stare al passo con Aprilia e Gilera, I Castiglione scomodano Massimo Tamburini per dare vita alla Freccia C9 125, un moto muscolosa e totalmente carenata chiaramente ispirata alla Ducati Paso. Questa moto verrà sostituita dalla C10 R più performante e proposta in tre varianti di colore: rosso, nero e giallo, che, a sua volta lascerà il posto, nel 1989, alla Freccia C12 R, che entra nella storia per essere la prima ottavo di litro con un cambio a 7 marce.
Solo verso la fine degli anni ’80, la Yamaha, avendo capito il successo delle moto sportive 125 tra i giovani italiani, importa la TZR 125. Bella, con i colori e le linee che ricordano la sorella maggiore 250, e, perché no, anche la mitica RD 350 (soprannominata la bara volante per le elevate prestazioni non accompagnate da un’altrettanto performante impianto frenante).
La Honda invece, progetta e costruisce in Italia il suo cavallo di battaglia, la NS 125 F ed R (nella versione carenata). Non un mostro di potenza con i suoi 20 cavalli, ma sicuramente il simbolo di una generazione, con la fluidità delle linee nella versione “scarenata” e le colorazioni Rothmans per la sportiva R.
Nel 1988 arriva la stupenda NSR 125 F, e qui potrei scrivere una tesi di laurea, essendo stata la mia prima moto, e solo a ripensare alle emozioni che ho condiviso con lei mi vengono gli occhi lucidi. Una moto vera, inizialmente prodotta in due sole colorazioni, Blu/Nero e Verde/nero, entrambe con il bel telaio in alluminio che pesava solo 6 kg. Valvola allo scarico RC e velocità di punta oltre 160 km orari, sono i biglietti da visita di questo mito a 2 tempi.
Il panorama motociclistico degli anni ’80 è sicuramente uno dei più vasti della storia di sempre, e di certo avremo dimenticato di menzionare altri miti a due ruote e per questo chiediamo venia agli appassionati. Non ci resta che darvi appuntamento al prossimo servizio che vedrà una panoramica delle moto sportive protagoniste del decennio successivo, gli anni ’90!
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