É scomparso a 97 anni Murray Walker, quella che viene definita la voce per eccellenza della Formula 1, telecronista esperto e garbato
In un’epoca in cui l’unica voce autorevole era quella del commentatore, tra grafiche approssimative, nessuna statistica, là dove il database erano un agenda, un block notes e una memoria formidabile, Murray Walker era IL commentatore di Formula 1 per eccellenza.
Uomo di grande intelligenza, straordinariamente colto, estremamente modesto, Murray Walker raccontò la Formula 1 nel momento in cui il circus diventava mediaticamente davvero rilevante. Arrivano i grandi sponsor, gli interessi delle televisioni, i grandi duelli tra protagonisti storici come Lauda, Hunt, e poi Senna, Schumacher.
Walker era una vera istituzione, una voce inconfondibile, amatissimo dal grande pubblico: che era pronto a perdonargli qualsiasi errore. Anche le gaffe più clamorose: come quando disse… “Abbiamo ben sette vincitori del Gran Premio di Monaco oggi sulla griglia. Ma quattro di loro sono Michael Schumacher”. Era brillante, autoironico, capace di non prendersi mai sul serio e di trattare tutti con il massimo rispetto. Ma senza alcun servilismo.
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Commentatore prima per la BBC, poi per ITV fino al suo pensionamento, continuò a collaborare con BBC, Channel 4 e Sky Sports F1. Suo padre era un buon motociclista che correva all’Isola di Man molto prima che Tourist Trophy diventasse un appuntamento imperdibile. Imparò ad andare in moto fin da ragazzino: sopravvisse alla seconda guerra mondiale cui prese parte come carrista a bordo di un Sherman. Qualche gara nei campionati motociclistici britannici per poi sposarsi e affrontare il mondo della comunicazione nella City. Il suo lavoro era creare spot pubblicitari e slogan. Si presta come voce sui circuiti, commenta per BBC Radio diverse gare importanti.
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Murray tuttavia arriva alla popolarità in modo estremamente tardivo: la sua prima telecronaca davvero importante come prima voce della Formula 1 per la BBC è a 49 anni. Al suo fianco Liz, la moglie: l’unica donna che si sia mai permessa di dire a James Hunt dopo il suo primo e unico titolo mondiale… “Metti la testa a posto Jimmy… sei così bello e capace…”.
Hunt e Murray erano grandi amici. Anche se litigarono spesso: perché Murray non perdonava al pilota i vizi. Quando Hunt morì fu una delle pochissime volte in cui Murray si concesse alle telecamere duramente provato, in lacrime. Era stato lui a portare Hunt in cabina. Anche se una volta quasi lo prese a schiaffi quando l’ex pilota, scomparso a causa di un infarto nel 1993, gli strappò dalle mani il microfono senza restituirglielo.
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Murray ha commentato moto, motocross, rally, rally raid, trial, gran turismo, gare in salita, rallycross, corse di camion: vinse decine di premi e di riconoscimenti. A 75 anni si fa spiegare l’X-Cross, il Freestyle Motocross: con quelle figure così complicati di salti e trademark moves. Si entusiasma come un ragazzino.
Nel 2013 va in onda nonostante una frattura dell’anca e una diagnosi tremenda: cancro linfatico. Murray si sottopone a tutte le cure e ne esce.
Oggi probabilmente il 90% dei conduttori ha uno stile che deve molto al suo modo di parlare, al suo ritmo, alla sua incisività Al punto che nelle scuole di commento britannico, che per inciso sono le migliori del mondo, di gran lunga superiori alle nostre, si parla di Murraysm…
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