Formula 1, dalle due sessioni alla “sprint race”: storia delle Qualifiche

Formula 1, l’evoluzione dei formati delle qualifiche dalle due sessioni originarie fino alla possibile riforma delle sprint race da testare nel 2021

Formula 1, Michael Schumacher: re delle qualifiche prima di Hamilton (foto Getty)
Formula 1, Michael Schumacher: re delle qualifiche prima di Hamilton (foto Getty)

La Sprint Race continua a far discutere. La Formula 1 punta a sperimentare questa nuova modalità per determinare la griglia di partenza dei gran premi. Una gara breve, 100 km da percorrere senza soste, al sabato, con la griglia determinata dalle prove del venerdì. Un gruppo di lavoro dovrà elaborare un piano con tutti i dettagli entro il 26 marzo. Il progetto prevede la sperimentazione a Monza, Montreal e Interlagos.

La Sprint Race potrebbe anche assegnare punti ma i team vogliono vederci chiaro, soprattutto sugli interventi alle monoposto fra le due gare. Il nuovo format richiede anche uno sforzo maggiore alle power unit, e le soglie per il numero massimo di unità e componenti concesse potrebbero essere alzate se la riforma dovesse essere approvata.

Non è la prima volta che la Formula 1 ha tentato di aumentare l’incertezza e lo spettacolo attraverso una modifica del format delle qualifiche.

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Formula 1, le due sessioni fino al 1995

La pole position, termine mutuato dalle corse dei cavalli, si è assegnata in molti modi diversi. Dal 1950, primo Mondiale della Formula 1 moderna, fino al 1995, il format è rimasto sostanzialmente identico. Le qualifiche si articolavano in due sessioni, una al venerdì e una al sabato, senza alcun tipo di restrizioni su gomme o quantità di benzina nel serbatoio. La griglia si determinava attraverso i migliori tempi complessivi di ciascun pilota. Tra gli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, la Formula 1 ha introdotto anche le pre-qualifiche vista l’abbondanza di team iscritti al Mondiale. Ma non ha cambiato la modalità di definizione della griglia di partenza per il gran premio fino al 1996.

Questo sistema, però, aveva una contro-indicazione. Se al venerdì c’era il sole e il sabato pioveva, l’emozione andava scemando in quanto nessuno riusciva a migliorare i tempi della sessione del giorno prima.

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Un’ora sola per la pole position

Per aumentare l’adrenalina, anche a beneficio delle televisioni e dei telespettatori, la Formula 1 rivoluziona le qualifiche per la stagione 1996. E’ tutto concentrato in un’ora, e ogni pilota può percorrere un massimo di 12 giri in quei sessanta minuti in cui ci si gioca tutto. Spesso i piloti che si giocano la pole, però, rimangono a lungo nel box nella prima parte delle qualifiche aspettando che gli altri facciano il lavoro sporco “gommando” la pista.

Questa modalità dura fino alla stagione 2002. Poi si passa a un format diverso: un solo giro per ogni pilota. Un modo per offrire anche ai team meno competitivi un maggior tempo di esposizione televisiva. Il progetto prevede due sessioni, come nei primi anni della Formula 1. Al venerdì, i piloti partono nell’ordine di classifica del Mondiale ed effettuano un solo giro lanciato. Al sabato la procedura si ripete, con i piloti che partono in ordine inverso rispetto alla classifica dei tempi del venerdì. E cercano la pole position con il serbatoio pieno.

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Formula 1, un giro secco per le qualifiche

Dal 2004, le due sessioni da un giro si svolgono entrambe di sabato. Nella prima l’ordine di partenza segue la classifica della gara precedente. Nella seconda, va in pista subito il più lento della prima sessione e così via. Ma nelle giornate con un tempo incerto, il meccanismo si può manipolare. Michael Schumacher, leggenda della Ferrari e recordman di pole position prima di Hamilton, a Silverstone confessa di aver sbagliato apposta nella prima per poter partire prima nella seconda. Le previsioni, infatti, indicavano peggioramenti del tempo e rischio pioggia verso la fine delle qualifiche.

Il 2005 è un anno di sperimentazioni. Si comincia con un sistema più cervellotico, in cui i tempi delle due sessioni (una con poca benzina e una con il serbatoio pieno) si sommano per determinare la griglia. Dura appena sei gare, nelle altre tredici del Mondiale si passa al giro secco in sessione unica: all-in, o la va o la spacca. E’ la fine dell’amore della Formula 1 per il giro unico in qualifica.

Il formato attuale nella corsa alla pole

Formula 1, la Red Bull che insidia la Mercedes nelle qualifiche (foto Getty)
Formula 1, la Red Bull che insidia la Mercedes nelle qualifiche (foto Getty)

Dal 2006, si passa al meccanismo che conosciamo oggi, con la Q3, la Q2 e la Q1 e le eliminazioni progressive che portano i migliori dieci a giocarsi la pole negli ultimi minuti. Nel corso degli anni il principio non è cambiato, ma alcuni aspetti del regolamento sì. All’inizio le vetture eliminate, dopo le qualifiche, possono fare rifornimento e riempire il serbatoio con la benzina utilizzata. al sabato.

Prima dell’ultima fase, le prime 10 vetture rimaste devono dichiarare la quantità di benzina rimasta. Alla fine delle qualifiche, anche i top-10 effettuano operazioni di peso e rifornimento. Dal GP Francia l’ultima sessione viene ridotta da 20 a 15 minuti.

Dal 2008 viene eliminata la possibilità di rifornire dopo la Q3, poi dal 2010 si torna alla ricerca della pole in assetto da qualifica, con poca benzina nei serbatoi. Ha avuto molta poca fortuna, infine, la sperimentazione delle eliminazioni progressive del 2016. Dopo i primi cinque minuti della Q3, della Q2 e della Q1, ogni novanta secondi l’ultimo classificato in quel momento veniva eliminato. Alla fine, la lotta per la pole position restava riservata a due piloti per l’ultimo giro. Al terzo gran premio della stagione, in Cina, si torna al format del 2015. Lo stesso che conosciamo oggi.

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