F1 GP Arabia Saudita, ONG invitano Hamilton al boicottaggio. Richieste già avanzate nel circus in Bahrain nel 2012 e in Russia nel 2014.
Dopo le conclusioni del rapporto USA sull’omicidio di Jamal Khashoggi, numerose ONG hanno chiesto a Lewis Hamilton di boicottare il GP Arabia Saudita in questa stagione.
Il boicottaggio degli eventi sportivi per ragioni politiche o ideologiche è un tema ricorrente che appassiona e divide. Serve a cambiare le cose? Quanto conta un’iniziativa simbolica, per quanto forte? La domanda rimane senza una vera risposta. L’NBA l’anno scorso ha dimostrato di poter aumentare la consapevolezza del pubblico verso le grandi questioni.
Quando LeBron James e i campioni si sono fermati per sensibilizzare contro le violenze razziste della polizia negli USA hanno imposto un cambio di passo. La violenza non si è cancellata, però la pressione dell’opinione pubblica ha contribuito a generare una reazione, a tenere accesa l’attenzione e indirettamente a far sì che l’inchiesta su casi come l’omicidio di Jacob Blake proseguissero.
L’estate scorsa, il boicottaggio dei playoff di basket, delle partite di baseball, di football, del torneo di tennis di New York, avvenivano nel periodo del GP Belgio. Anche in quel caso, hanno invitato Hamilton a boicottare il gran premio per manifestare anche in questo modo il suo sostegno al Black Lives Matter.
“Non credo che se io faccio qualcosa qui in Belgio, cambierà qualcosa negli USA” ha detto allora il britannico, unico pilota nero nell’attuale Formula 1.
Sarebbe evidentemente diverso un gesto simile portato nel prossimo GP in Arabia Saudita, in quanto manifestazione di protesta verso qualcosa che riguarda direttamente quella nazione. Sarebbe un po’ come boicottare i Mondiali di calcio del 2022 in Qatar per le morti sospette dei lavoratori che hanno costruito gli stadi: una richiesta simile è arrivata da parte di un club alla federazione norvegese.
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Formula 1, il GP Bahrain 2012
La Formula 1 negli anni Duemila ha già affrontato almeno in un paio di occasioni minacce o richieste di boicottaggio. Nel 2012 il tema è emerso per il gran premio del Bahrain, già peraltro non disputato nel 2011 per locali proteste contro la dinastia Al Khalifa, esponenti anche della proprietà del Paris Saint-Germain.
Amnesty International e altri osservatori internazionali avevano chiesto di non disputare il gran premio per il mancato rispetto dei diritti civili dopo le proteste del marzo 2012. Allora migliaia di persone erano scese in piazza, subendo però la brutale reazione della polizia.
Gli agenti hanno pestato e torturato manifestanti pacifici. Alcuni sono morti in carcere. In quell’occasione, però, Bernie Ecclestone e Jean Todt hanno spiegato che, non esistendo rischi per la sicurezza dello spettacolo, il gran premio avrebbe dovuto andare avanti come previsto.
E il gran premio, uno degli eventi che versavano di più a Bernie Ecclestone per far parte del calendario, si è infatti regolarmente disputato. Per la cronaca, ha vinto Sebastian Vettel in Red Bull davanti alle Lotus di Kimi Raikkonen e Romain Grosjean.
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Boicottaggio, la proposta al GP Russia
Nel 2014, si parlava invece di boicottare il GP Russia a Sochi, residenza estiva di Vladimir Putin scelta anche come sede delle Olimpiadi invernali di quell’anno. Il circuito, peraltro, costeggia una parte consistente degli stadi che hanno ospitato le gare olimpiche.
Il boicottaggio in Russia è diventato un tema nell’estate del 2014 per effetto della crisi in Ucraina, dopo l’abbattimento diel volo MH17 della Malaysian Airlines.
“Quello che sta succedendo in Russia preoccupa tutti, ma abbiamo sempre detto che come sport cerchiamo di non prendere posizioni politiche” ha detto Claire Williams alla vigilia del GP Ungheria. Una posizione confermata dalla team principal della Sauber, Monisha Kaltenborn.
La richiesta intrecciava anche interessi forti in Formula 1. Allora la compagnia petrolifera malese Petronas era sponsor della Mercedes. La Ferrari aveva tra i partner commerciali i russi di Kaspersky Lab. Peraltro, in Formula 1 correvano anche una scuderia russa, la Marussia, e un pilota russo.
Anche in quel caso, Bernie Ecclestone non ha cancellato l’evento dal calendario della Formula 1. Lo spettacolo deve andare avanti.