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Michael Schumacher e un go kart speciale: la storia di Jack Doohan

Non sempre essere un figlio d’arte può essere una benedizione, nel cao di Jack Doohan poi c’è un’altra figura mitica che lo guida

Jack Doohan sulla HWA Racelab della Red Bull in Formula 3 a Silverstone (Getty Images)

Mai come quest’anno il nome di Michael Schumacher è tornato d’attualità sui circuiti di Formula 1. Un po’ perché Lewis Hamilton, a uno a uno, ha limato tutti i suoi record. Un po’ perché finalmente abbiamo avuto modo di vedere del massimo campionato automobilistico il suo erede naturale, il figlio Mick.

Jack Doohan, figlio d’arte a quattro ruote

Ma c’è un altro pilota che si sta affacciando ai grandi campionati delle monoposto che deve tantissimo a Schumi. Si chiama Jack Doohan, e proprio come Mick si è dovuto confrontare fin da giovanissimo con il peso di essere un cosiddetto “figlio d’arte”. Anche se Jack, sorprendendo tutti, ha deciso di seguire le orme del padre solo fino a un certo punto. Se Mick Doohan è stato cinque volte campione del Motomondiale, Jack ha preferito le quattro ruote. E fin da ragazzino, proprio con Mick Schumacher, ha deciso di correre sui go-kart. Con la benedizione del papà e i consigli speciali di Schumi: “Sono e resterò sempre grato a Michael Schumacher per tutto quello che è rappresentato per me e per i miei sogni – spiega Jack, diciott’anni, membro di punta del Red Bull Junior Teamfu lui infatti a regalarmi il primo go-kart”.

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Un regalo speciale per Jack

Presentandosi al pubblico della Formula 3, con una bella intervista al sito ufficiale del campionato, Jack Doohan svela un retroscena straordinario: “Mio padre e Michael erano grandi amici, si frequentavano anche al di fuori delle piste, si ammiravano e si stimavano. Schumi veniva spesso a trovarci in Australia. Per un lungo periodo di tempo ci siano frequentati quasi quotidianamente. Eravamo vicini di casa a Montecarlo. Quando avevo tre anni, per il nostro compleanno, fu lui a regalare a me e a mia sorella il nostro primo go-kart. È un ricordo molto vivo che nulla potrà mai togliermi dalla mente. Da lì è cominciato tutto”.

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Michael Schumacher (Getty Images)

“Una stella polare”

Si parla di quindici anni fa: Michael aveva da poco conquistato il suo settimo e ultimo titolo mondiale correva ancora per la Ferrari e il suo passaggio in Mercedes non era nemmeno ipotizzabile all’orizzonte. Forse nemmeno il suo (provvisorio) ritiro dalla Formula 1 che sarebbe arrivato tre anni più tardi. Jack spiega che cosa possa significare per lui l’esempio di Schumi: “È stato qualcosa di più di un semplice amico di famiglia che ti fa un bel regalo per il tuo compleanno. È stato un esempio, qualcosa con cui ti confronti fin da quando cominci a realizzare quello che vuoi davvero fare nella vita. Mio padre è stato importantissimo, perché mi ha sempre incoraggiato e ha sempre investito tanto nella mia carriera. Michael, in modo diverso, è stato una stella polare. Un punto di riferimento, qualcosa che mi ha letteralmente plasmato grazie al suo esempio e alla sua personalità”.

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Anno nuovo

Il cognome Doohan, che pure è un marchio di peso nell’ambito dei motori, gli è stato di aiuto ma solo fino a un certo punto: “Posso garantire che in questo mondo non ti fa sconti nessuno, e se non sei veloce, se non hai coraggio, se non sei in grado di migliorarti giorno dopo giorno, non vai da nessuna parte”.

La sua prima stagione in Formula 3 non è stata facile: “Ho chiuso il 2020 con 18 gare ma senza punti, diciamo che il margine di miglioramento è ampio. Devo ringraziare il junior team della Red Bull che ha deciso di investire ancora su di me e di darmi un’altra opportunità. Cercherò di esserne all’altezza”.

Il suo stile di guida è estremamente aggressivo, anche troppo. Qualcuno, nel corso dell’ultimo campionato, lo ha accusato di essere troppo spericolato: “Mi faccio trasportare dalla competizione, di sicuro il coraggio non mi manca, devo imparare a gestire determinate situazioni e con maggiore intelligenza. Forse in alcune circostanze ho spinto troppo e ho finito per pagare di persona ma credo di essere migliorato, soprattutto nei circuiti che offrono curve veloci. Amo molto le piste come Thruxton, che è ad alta velocità. Barcellona mi piace meno. Ma tenendo fede a quello che mi disse una volta mica Schumacher è proprio dove ti senti debole che devi migliorare. Dunque cercherò di lavorare su questo”.

Stefano Benzi

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