Jonathan Rea chiamato a esporre le differenze tra le gomme della MotoGP e della Superbike, che influenzano ovviamente la guida dei piloti.
Jonathan Rea è una leggenda del Mondiale Superbike e molti si domandano cosa sarebbe riuscito a fare in MotoGP in sella a una moto competitiva. Non lo sapremo mai.
Le uniche due apparizioni del sei volte campione SBK nella top class risalgono alle gare di Misano e Aragon del 2012, quando fu chiamato dal team Repsol Honda a sostituire Casey Stoner. Ottenne un ottavo e un settimo posto. Quelle sono le sue uniche apparizioni nella categoria regina e, salvo sorprese, non ce ne saranno delle altre.
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Sia in MotoGP che in Superbike il fattore gomme è molto importante. Ma se nel Motomondiale vengono realizzati da Michelin pneumatici specifici per le corse, nel campionato delle derivate di serie Pirelli propone coperture che derivano direttamente dai suoi prodotti commerciali, eccezion fatta per la SCX e la speciale gomma da qualifica.
Rea in un video YouTube con il pilota Taylor Mackenzie ha parlato proprio degli pneumatici: «In MotoGP ci sono tante stupide cadute che non dovrebbero accadere e bisognerebbe domandare perché succedano. L’impressione è che le Superbike perdonino di più, perché le gomme sono meno prototipo e le loro prestazioni più sicure. Questo aiuta, anche perché il livello elettronico è simile e non si può dire che in MotoGP abbiano più cadute perché hanno più potenza. La colpa è degli pneumatici».
Il sei volte campione mondiale SBK ricorda anche quella che è stata la sua breve esperienza in Repsol Honda nella top class del Motomondiale: «Ho fatto solo due gare e allora c’erano le Bridgestone, la cosa più complicata da comprendere erano proprio le gomme. Sentivo di andare forte, ma ero un secondo più lento degli altri e non capivo come essere più veloce. Il meccanico mi disse di piegare di altri 3° e di frenare maggiormente. Devi ‘deformare’ la gomma anteriore per farla girare, devi metterci del peso sopra, mentre in Superbike con le Pirelli è il contrario».
Considerando che non aveva esperienza sulla Honda MotoGP, il nord-irlandese ai tempi non ha potuto esprimere il suo massimo potenziale ed è stato prudente pensando solo a portare la moto a punti senza fare danni: «Nella mia testa – racconta – mi ripetevo ‘esco con questa cosa che varrà circa 20 milioni e se cado mi uccideranno’».
Rea ci ha tenuto a elogiare i piloti della MotoGP per quello che riescono a fare: «Bisogna dare loro maggiore credito, perché le loro moto sono molto difficili da capire al fine di ottenere il massimo. In Superbike si può capire il limite in maniera relativamente veloce, perché la moto ti dà superiori sensazioni su ciò che sta accadendo».
Superbike più facili da guidare delle MotoGP, su questo non c’erano molti dubbi. Anche se essere competitivi nel campionato delle derivate di serie non è comunque una barzelletta. I piloti del Motomondiale che hanno vinto titoli in SBK sono pochi.
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