Mercato auto, a gennaio forte contrazione in tutta Europa. Crollo pesante in Spagna e Germania, Svezia in controtendenza
Continua l’andamento negativo del mercato automobilistico europeo. A gennaio, rispetto allo stesso mese del 2020, sono state immatricolate oltre un quarto delle vetture in meno (842.835 rispetto a 1.134.898). Pesanti i crolli in Spagna (-51,5%), Regno Unito (-39,5%) e Germania (-31,1%). Cali più limitati in Italia (-14%) e Francia (-5,8%), in sorprendente controtendenza i mercati scandinavi. In Svezia i dati fanno registrare un incremento del 22,5%, in Norvegia del 7,7.
La Spagna, tra i mercati principali, ha pagato più di tutte le nazioni una congiuntura negativa che non ha solo a che fare con la nuova ondata del virus. La tempesta Filomena, con i conseguenti blocchi, e il termine del piano governativo per il sostegno agli acquisti, ha ridotto il totale delle immatricolazioni a 41.966. In un singolo mese, rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente, del peggior calo dal 1989. La quota di mercato maggiore rimane per le auto a benzina, interessante però il secondo posto delle motorizzazioni elettriche e ibride che hanno superato i motori diesel.
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Allarmante anche l’andamento del mercato in Gran Bretagna dove, secondo i dati della SMMT, non si vedeva un inizio d’anno così negativo dal 1970. Anche nel Regno Unito, crescono le elettriche.
In Germania, non si vedeva un gennaio così magro, 169.754 immatricolazioni, dal 1991. Grosso passo indietro delle vetture diesel, che perdono il 7% in termini di quote di mercato, mentre le elettriche guadagnano il 117,8%. Un risultato che rispecchia la tendenza europea e rinforza l’attenzione ai tempi della sostenibilità che ha reso i Verdi uno dei partiti più forti nel Bundestag.
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Secondo il presidente di Unrae, Michele Crisci, la crisi potrebbe trasformarsi in un’opportunità proprio per accelerare la transizione verso la mobilità elettrica. La richiesta dei costruttori e dei consumatori, che vorrebbero raggiungere il milione di punti di ricarica entro il 2024 e tre milioni entro il 2029, è un punto di partenza importante.
E l’Italia, ha spiegato Crisci, è decisamente indietro rispetto alla concorrenza europea. “Al Ministero della Transizione Ecologica indichiamo la necessità di inserire la dotazione di infrastrutture di ricarica tra gli obiettivi primari del Recovery Fund” ha detto.
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