Foto di Markus Winkler da Pixabay
Un gruppo di ricercatori australiani ha scoperto come sia possibile riutilizzare le mascherine per produrre asfalto per le strade.
Ormai da un anno le mascherine sono diventate un accessorio indispensabile, che siamo chiamati a utilizzare in ogni spostamento, in molti casi anche all’interno delle mura domestiche qualora dovesse esserci la visita di una persona estranea. In un primo momento molti erano quasi spiazzati dalla necessità di utilizzarle e le consideravano inutili, ma la forza dell’abitudine ha certamente contribuito a cambiare questa percezione e ora sembra praticamente impossibile pensare di uscire senza.
Fino ad ora, però, chi è abituato a sfruttare le monouso finiva per gettarle subito dopo. IN realtà, queste possono essere riutilizzate per uno scopo a cui probabilmente in pochi avevano pensato. Un gruppo di ricercatori australiani del Royal Melbourne Institute of Technolo hanno infatti deciso di provare a capire se fosse possibile recuperare i dispositivi di protezione individuale rispetto allo scopo per cui sono nati. E la risposta emersa dai loro studi è stata positiva.
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I ricercatori hanno così triturato le mascherine e quello che ne è risultato è stato poi mescolato all’aggregato di calcestruzzo riciclato. Il composto è risultato utile per creare l’asfalto che viene poi impiegato sulle strade. Questo aiuterebbe così a ridurre i problemi di smaltimento dei DPI, che non è certamente da sottovalutare visto l’enorme quantità impiegata quotidianamente da ognuno di noi.
(Foto: Getty Images)
Gli studi effettuati hanno rilevato come gli effetti positivi sul manto stradale siano importanti. Una percentuale tra l’1 e il 2%, infatti, servirebbe ad aumentare caratteristiche importanti quali la resistenza e la rigidità. Ma è altrettanto importante non superare questa quota: in caso contrario, infatti, l’asfalto risulterebbe meno forte e rigido, aspetto da non sottovalutare anche per garantire la sicurezza agli automobilisti.
Al momento non si sa ancora se altri decideranno di seguire l’esempio dei ricercatori australiani, ma quanto emerso dal loro lavoro non può che essere incoraggiante. Tutti noi, infatti, siamo chiamati anche nel nostro piccolo a fare qualcosa di tangibile nei confronti dell’ambiente e muoversi in questa direzione potrebbe essere importante. Si avrebbe così la possibilità di sfruttare nuova materia prima nel momento in cui la mascherina non può più essere sfruttata per il suo scopo originario.
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