Milano, protesta dei tassisti contro la proliferazione di piste ciclabili. La lettera aperta con cui difendono la loro posizione e la risposta di Legambiente
Troppe piste ciclabili, tracciate solo per fini elettorali. Così Claudio Severgnini, presidente di “Tassisti artigiani milanesi”, ha sottolineato in una lettera aperta inviata a palazzo Marino gli effetti di quella che ha definito “una crociata contro le auto”.
Secondo Severgnini, l’aumento delle piste ciclabili sarebbe dovuta solo al lancio di una campagna ambientalista per le prossime elezioni. Ma non terrebbe conto degli effetti giudicati devastanti per la circolazione.
Severgnini ha fatto riferimento a due punti già molto criticati in passato, ovvero Corso Venezia e Corso Buenos Aires, dove il traffico ha finito per essere ancora più congestionato. E questo, scrive, ha portato a un “naturale innalzamento del tasso di inquinamento, alla faccia della tracciatura green e dei percorsi alternativi dedicati a biciclette e monopattini”.
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Legambiente, però, ribatte alle critiche. “Se fosse davvero in corso una crociata contro le auto, i taxi sarebbero i primi a beneficiarne” si legge in una nota. Il traffico e la congestione delle vetture, dice l’organizzazione, non è tutta colpa delle piste ciclabili.
“Il problema sono le troppe auto o le troppe bici?”, è la domanda da cui parte Andrea Poggio, che di Legambiente è responsabile nazionale per la mobilità sostenibile. Poggio ha promesso nuove corsie per le bici in tutta la città, nell’ottica di un riequilibrio nell’occupazione delle strade. Non si può pensare, dice, che siano in gran parte riservate solo alle auto quando in macchina si compie solo un terzo degli spostamenti in città”.
Ancora più decisa la critica di Federico Del Prete. Secondo il presidente del circolo Legambici di Milano, infatti, la campagna green di cui parlano i tassisti non sarebbe stata affrontata con sufficiente determinazione. La prova, dice, starebbe nel continuo rischio di infrazione per le troppe emissioni inquinanti.
Serve un cambiamento culturale, sostiene. Bisognerebbe da un lato eliminare la percezione diffusa che il parcheggio sia un diritto, dall’altro cancellare l’immagine di chi usa la bici come di uno scansafatiche.
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