Coinvolto nell’incidente costato la vita a Hubert a Spa nel 2019, Correa ha annunciato che tornerà in pista. Correrà per il team ART in Formula 3
Juan Manuel Correa tornerà a correre. Dunque, l’ultimo fotogramma della carriera del ventunenne ecuadoriano in pista non sarà l’incidente che ha causato la morte di Anthoine Hubert in Formula 2 a Spa il 31 agosto del 2019. Correa ripartirà dalla Formula 3 con il team ART.
Da quel giorno di agosto di un anno e mezzo fa, non è più salito su un’auto da corsa. In quella maledetta domenica, si è trovato al centro di una concatenazione di sfortunati eventi. La sua monoposto è decollata sui detriti di un precedente incidente di Giuliano Alesi ed è andata a travolgere la Dallara di Hubert, ferma nella via di fuga dopo essere finita contro le barriere. Hubert è morto sul colpo, Correa è atterrato a testa in giù ed è stato trasportato in ospedale con fratture multiple alle gambe.
Ha temuto l’amputazione della destra, la più colpita. Lo scorso agosto è tornato a Spa, proprio al Raidillon nel punto dell’incidente, su una sedia a rotelle. Visibile il tutore alla gamba, che gli è stato tolto a ottobre. Nell’osso della gamba, gli hanno impiantato una placca di metallo.
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In un’intervista pubblicata sul sito della Formula 3, Correa ha raccontato di aver scelto questa strada, non accettando altre offerte di team di F2, per due ordini di motivi. Intanto il calendario più corto che gli consentirà, in caso di necessità, più spazi di manovra per sottoporsi a eventuali trattamenti alla gamba.
Poi, ha ammesso, perché la ART è un team di vertice nella categoria, e in F2 gli sarebbe stato impossibile dopo una pausa così lunga ambire a un posto tra le scuderie in lotta per il titolo.
“La ART non è l’unica scuderia che mi ha cercato, ma è di sicuro quella che ha creduto di più in me” ha detto Correa, non certo uno sconosciuto per il team principal Sébastien Phillipe e per il proprietario Frédéric Vasseur attraverso i suoi legami con il team Alfa Romeo in Formula 1.
“Conosco molto bene il mio corpo adesso, e so cosa possono sopportare le mie gambe. Non penso che guidare una macchina da corsa sia un problema” ha detto l’ecuadoriano, che ha allenato i muscoli delle braccia e del busto durante tutti questi mesi, nell’attesa di poter di nuovo mettere peso sulle gambe.
Infine, ha sottolineato, “stiamo lavorando sull’aspetto mentale, sulle mie reazioni cognitive e fisiologiche. Su questo c’è una grande incognita, perché non so come mi sentirò una volta al volante dopo quello che è successo, e dopo tutto questo tempo”.
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