Nikolai Gryazin ha corso il Rally di Montecarlo senza bandiera russa sulla carrozzeria. Potrebbe accadere lo stesso a Mazepin
Fatica la Russia a riabilitarsi dopo gli scandali per il doping di Stato. A dicembre, il TAS di Losanna ha ridotto da 4 a 2 anni la squalifica imposta dalla WADA a tutta la Russia come nazione. Gli atleti non potranno partecipare a Mondiali, Olimpiadi, manifestazioni internazionali con la bandiera russa e non potranno ascoltare l’inno in caso di vittoria.
Solo chi è “pulito” potrà comunque prendere parte a questi eventi in qualità di “atleta neutrale”. Certo, non aiuta la positività al furosemide di Sergei Shubenkov, campione del mondo nel 2015 e vice campione del 2017 e 2019 nei 110 metri ostacoli, che ha gareggiato proprio come neutrale.
La Russia ha subito questa punizione esemplare in quanto giudicata colpevole di aver portato avanti una massiccia politica di somministrazione di sostanze proibite a oltre mille atleti fra il 2012 e il 2015, il “doping di Stato”. Non solo. I dirigenti dello sport russo avrebbero poi nascosto prove e manomesso dati nel sistema informatico del laboratorio di Mosca dell’agenzia nazionale anti-doping tra il 2016 e il 2018.
Una prima conseguenza si è già verificata anche nel mondo dei motori. Nikolai Gryazin, infatti, non ha potuto esporre la bandiera russa sulla sua auto al Rally di Montecarlo che ha visto il trionfo di Ogier. E lo stesso potrebbe succedere a Nikolai Mazepin, compagno di squadra di Mick Schumacher alla Haas nel Mondiale di Formula 1.
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Secondo Alexei Popov, una delle voci più riconosciute della Formula 1 in Russia, il precedente di Gryazin potrebbe avere effetti anche su Mazepin. Il debuttante della Haas ha sottolineato la sua volontà di risollevare l’orgoglio della Russia e dei suoi piloti. Difficile, visto il potenziale della vettura, vederlo vincere per cui la questione dell’inno nazionale non dovrebbe essere un problema. Ma potrebbe comunque essere costretto a non mostrare ad esempio i colori della bandiera sul casco o sulla scocca o sulla tuta.
Secondo Popov, poi, potrebbe aprirsi un ulteriore fronte, anche se improbabile, a proposito del GP a Sochi. Vista la squalifica, si potrà ancora chiamare Gran Premio di Russia? Dal suo punto di vista, sì, visto che il contratto è stato firmato molto prima della sentenza.
In ogni caso, se la denominazione diventerà un problema, è facile ipotizzare che gli organizzatori si muovano come l’anno scorso nelle gare consecutive sullo stesso tracciato. Per cui è probabile che, se non si potrà ufficialmente chiamare GP Russia, si correrà il GP Sochi il GP Krasnodar, così come si sono disputati l’anno scorso il GP Eifel, il GP Stiria o il GP Emilia Romagna.
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