Zanardi, un’ulteriore perizia consegnata ai magistrati di Siena ricostruisce la dinamica dell’incidente in cui è stato coinvolto il campione di handbike
Sono passati sette mesi esatti da quel terribile 19 giugno, giorno in cui Alex Zanardi si è schiantato contro un Tir nei pressi di Pienza. Da allora, l’ex pilota ha subito quattro operazioni chirurgiche, tenendo con il fiato sospeso tutti i fan nella speranza di un miglioramento delle sue condizioni.
Condizioni, quelle di Alex, che sono decisamente migliorate dalle prime drammatiche settimane in cui si è davvero temuto per la sua vita. Ora il campione è ricoverato a Padova e sta proseguendo il percorso di cura per la riabilitazione motoria e cognitiva. Nel frattempo, mentre Zanardi sta provando a superare l’ennesima sfida, le indagini sull’incidente che l’ha coinvolto sono proseguite. C’è un solo indagato, per atto dovuto, al momento, ovvero l’autista del Tir contro il quale Alex si è scontrato. Un ruolo, quello del mezzo pesante, che è stato analizzato già da tre perizie redatte rispettivamente dai periti nominati dall’autista stesso, dalla famiglia Zanardi e dalla Procura, depositate lo scorso ottobre.
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Lo scorso dicembre, la Procura di Siena ha richiesto all’ingegner Dario Vangi, perito consulente della PM, Serena Menicucci, di redigere un’ulteriore perizia che integrasse le conclusioni svolte dagli altri colleghi.
Ebbena la nuova perizia aggiornata di Vangi è stata consegnata in Procura e, stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, riporterebbe le stesse conclusioni della precedente. Per il perito, infatti, l’incidente in cui è stato coinvolto Zanardi non sarebbe collegabile alla presunta invasione di corsia del Tir. Stando Di Vangi – si legge sempre sul Corriere – il superamento della linea di mezzeria sarebbe stato di appena 40 centimetri, una distanza ritenuta trascurabile, considerata le tipologie del mezzo e della sede stradale sulla quale è avvenuto l’impatto.
Vedremo ora come si evolveranno ulteriormente le indagini. Spetterà infatti alla Procura decidere sull’indagato che può essere prosciolto oppure rinviato a giudizio in attesa di processo.
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