Formula 1

Ezio Zermiani, pioniere della Formula 1 in Tv: la storia del primo inviato ai box

Aneddoti e curiosità su Ezio Zermiani, il giornalista che ha inventato il ruolo di inviato ai box in Formula per la televisione italiana

Ezio Zermiani, il primo inviato ai box: pioniere della Formula 1 in televisione

Il 23 gennaio 1984 a Bolzano qualcuno uccide Franz Masoner, l’anziano portiere di notte di un piccolo albergo vicino la stazione dei treni. Gli inquirenti identificano il colpevole in un certo Scicchitani, che però si proclama innocente. Non era a Bolzano quel giorno, dice, ma a Brescia. “Le testimonianze raccolte da un giornalista dimostrarono che l’ uomo aveva ragione, che il suo alibi era vero” scrive Toni Visentini su Repubblica, nel giugno del 1985.

Quel giornalista, che ha svolto le ricerche insieme all’avvocato di Scicchitani, è Ezio Zermiani allora giornalista di cronaca nera per la redazione locale della RAI. E’ lui a individuare il convento di frati in cui effettivamente l’uomo aveva dormito quella notte. Zermiani sarebbe poi diventato un pioniere del racconto della Formula 1 in televisione, il prototipo dell’inviato ai box.

E’ proprio grazie ai motori che entra nella redazione della Domenica Sportiva. Realizza un servizio con forti accuse agli organizzatori del gran premio di motociclismo a Salisburgo. C’è anche Graziano Rossi, il padre di Valentino, tra gli intervistati. All’epoca, ha raccontato, i giornalisti aspettavano i piloti a centro pista dopo la gara. Poi ripartivano in elicottero, tornavano in sede, montavano il servizio in pellicola e lo trasmettevano via ponti a Roma.

Ezio Zermiani, come inizia la sua carriera in Formula 1

Segue inizialmente le moto, poi i rally e infine la Formula 1. La svolta al Gran Premio d’Austria del 1982. Vince Elio De Angelis, Zermiani si intrufola sotto al podio con una tuta dell’ORF, la televisione austriaca. Allora, infatti, non esisteva ancora la produzione internazionale unica per tutto il circuito, ma questa veniva affidata gara per gara alla televisione della nazione ospitante.

I poliziotti lo buttano giù dal palco, De Angelis si preoccupa e gli promette che farà qualcosa per sdebitarsi. Zermiani gli chiede di farsi intervistare prima della partenza. Diventa così il primo interprete di un ruolo fino a quel momento mai nemmeno pensato nel racconto televisivo della Formula 1.

Per me, uno degli obiettivi più importanti era far capire alle persone la grandezza di questi esseri al volante, dal primo all’ultimo” ha detto in un’intervista per Pit Talk, programma radiofonico in streaming di Antonio Granato. Ne comprende le intenzioni Nelson Piquet. Il brasiliano si lascia intervistare e difende la posizione del giornalista quando il Corriere della Sera o il Guardian lo criticano perché, a loro giudizio, disturba i protagonisti della corsa.

All’epoca, i piloti avevano un potere contrattuale maggiore nei confronti di Bernie Ecclestone e dei gestori del circus. E meno filtri di agenti e addetti stampa. Così, diventava possibile per Zermiani realizzare una rubrica per la RAI con Michele Alboreto una rubrica di grande successo, “Rosso 27”, nel 1985.

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Ovvero, l’anno in cui Alboreto è andato più vicino a vincere il Mondiale, un titolo sfumato per un errore di valutazione di Enzo Ferrari. Il “Drake” ha infatti deciso di cambiare, a stagione in corso, le turbine dei motori turbo passando dalle tedesche KKK, fornite anche alla McLaren, alle americane “Garrett”. Oggi un’operazione simile sarebbe impossibile, non solo in Italia. Sarebbe un’utopia immaginare oggi un programma simile con Max Verstappen per la tv olandese, o con Bottas ospite fisso per la televisione finlandese.

Enzo Ferrari, ha confessato Zermiani, ha anche tentato di farlo licenziare. Ma si è pentito, tanto di quella decisione quanto del cambio delle turbine. “A quel ragazzo gli dobbiamo un Mondiale” ha detto più volte, come riferito dal suo consigliere più fidato, Franco Gozzi.

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L’amicizia con Ayrton Senna

L’amicizia con Ayrton Senna

Dello storico inviato rimangono tante immagini e tanti momenti simbolici, come la foto scattata mentre intervista Andrea De Cesaris che sta spingendo la sua macchina in griglia, col motore ammutolito. “Invece di farmi le domande, mi potresti anche aiutare” gli dice il pilota.

Restano i tanti ricordi di Ayrton Senna, schivo e molto religioso. Consapevole del potere che aveva verso i giornalisti, e che la RAI aveva ancora all’epoca, dopo la morte di Ratzenberger il brasiliano gli dice: “Adesso sono troppo nervoso, ma ci vediamo lunedì e ti indico i punti mortali di tutti i circuiti del mondo“. Di Imola, ha segnato la curva del Tamburello.

Prima della gara, in griglia, Zermiani lo intervista. Ha il casco appoggiato all’abitacolo: non era mai successo prima. Come è andata, lo sappiamo tutti. Alla curva del Tamburello, Senna va a sbattere e muore per un frammento di acciaio che ha penetrato il casco dopo l’impatto. In cabina di commento, Mario Poltronieri e Clay Regazzoni raccontano la gara in una diretta che diventerà lunghissima. Zermiani è uno dei primi ad arrivare alla curva, insieme a Flavio Briatore: capiscono subito che non c’è niente da fare.

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C’è anche un altro segreto legato a Senna, e a quell’ultimo fatale gran premio. Ad ogni edizione del GP San Marino, il campione brasiliano spariva per alcune ore. Zermiani gli chiede spiegazioni in quel weekend, Senna è insolitamente glaciale: “Non ti azzardare a seguirmi, se scopri cosa faccio non ti parlerò mai più“.

Il giornalista lo scoprirà il giorno dopo la morte di Senna, il lunedì successivo alla tragedia in pista. E’ di nuovo al Tamburello, sede di un omaggio funebre collettivo. Ci sono duemila persone, tra loro un medico dell’ospedale di Imola che gli porge una cassetta. C’è la voce di Ayrton che ripete “Massimo, svegliati, vieni in pista che ti spiego le marce e ti faccio parlare con gli altri piloti“. Massimo era in coma, Senna registrava quella frase tante volte perché secondo i medici la ripetizione periodica di un messaggio poteva aiutare una persona a passare dal coma profondo al vigile. Le sue condizioni sarebbero migliorate davvero.

Alessandro Mastroluca

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