Quando lo scorso anno Paulo Gonçalves morì tragicamente alla Dakar, Kevin Benavides pensò a smetterla con le corse: ma stavolta ha vinto
Kevin Benavides non era certo uno dei nomi più illustri in questa 43esima edizione della Dakar. Un ottimo rider, un outsider, un personaggio coraggioso ma certo non uno dei favoriti.
Dakar con Benavides, l’outsider
Ma c’erano molte motivazioni per l’argentino. Che è il primo sudamericano che vince alla Dakar, oltre tutto dopo che il rally raid ha lasciato le piste latinoamericane per affrontare quelle durissime dell’Arabia Saudita. E un altro motivo è un amico scomparso: “Quando mi mancavano pochi chilometri per arrivare al traguardo ho pensato molto a Paulo Gonçalves e mi sono detto che questa vittoria sarebbe stata anche la sua. Sono al settimo cielo perché questo successo mi ripaga di tantissimi sacrifici…”
Paulo Gonçalves, tragicamente scomparso lo scorso anno dopo una brutta caduta proprio alla Dakar, era un amico fraterno di Benavides. A lui il rider argentino ha puntato il dito – verso il cielo – non appena ha attraversato il traguardo. Dietro di lui un’altra Honda ufficiale, quella di Ricky Brabec, il superfavorito. La Honda non centrava una doppietta dai tempi di Neveu e Oriol: era il 1987 e a dominare era la mitica African Twin.
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Più forte del dolore
Benavides è stato vicino al ritiro. É caduto, si è fatto male, ha stretto i denti: e mentre si registravano ritiri clamorosi come quelli di Price, Barreda, Cornejo, De Soultrait, Jobard lui tirava avanti… “Mi sono rotto il naso, mi sono fatto male a entrambe le caviglie e ho dovuto affrontare un paio di tappe con dolori lancinanti. Volevo arrivare alla fine più di qualsiasi cosa al mondo. E di fronte a una sola occasione per potere vincere ho fatto di tutto per sfruttarla”.
La Honda si è dimostrata ancora una volta affidabile: “Una moto perfetta, straordinaria, ci sono stati molti passi avanti rispetto allo scorso anno e il programma sportivo sta raccogliendo i frutti dei cambiamenti. Peccato per i miei compagni di squadra che non sono arrivati al traguardo”.
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Il pensiero a Gonçalves
La dedica di una vittoria storica per tutti gli appassionati sudamericani è persino troppo semplice: “Dedico questa impresa al mio amico Paulo Gonçalves, sono certo che ci sia stato lui accanto a me in tutta questa lunga corsa. Il mio pensiero va alla sua famiglia e ai suoi amici più cari. Il fatto che qui oggi non ci sia proprio lui a festeggiare con me è un grande dolore che non si rimarginerà mai”.