Il francese Stephane Peterhansel conquista anche la 43esima edizione della Dakar per un record assoluto di 14 vittorie tra auto e moto
Stephane Peterhansel si è dimostrato più forte di tutto. Non solo degli avversari e dei molti investimenti di scuderie di altissimo livello, ma anche della sfortuna e delle polemiche, legate a mappe che hanno tratto molti avversari in inganno.
Peterhansel, 14esima Dakar
Peterhansel vince la sua 14esima Dakar, l’ottava a bordo di un’auto dopo le sei vinte con le moto in un rally raid completamente diverso, di un’altra generazione. Sono passati trent’anni dal suo primo trionfo. Quando Peterhansel vinse il suo primo raid attraverso il Sahara il roadbook era un’agendina arrotolata che si doveva far scorrere togliendo la mano dal manubrio. Altri tempi…
Ma stavolta proprio il roadbook è stato il grande nemico: “Sapevo che ci sarebbero stati problemi – racconta all’arrivo il vincitore, 55 anni – per questo ho passato giorno e notte a studiare le mappe satellitari di Google Earth insieme al mio copilota Edouard Boulanger che è un grandissimo appassionato di cartografia. Ci siamo affidati ai nostri studi precedenti alla Dakar, agli appunti e a un minimo di istinto. Alla fine siamo stati molto fortunati, abbiamo sbagliato un pochino meglio degli altri”.
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Continuità e affidabilità
E mentre Al Attiyah vinceva sei tappe e Sainz litigava con mappe e GPS, Peterhansel si limitava a controllare la situazione, rischiando il giusto e dimostrandosi solido, concreto e affidabile. Proprio come la sua X-Raid Mini al suo secondo successo consecutivo in Arabia.
Peterhansel non è solo il più vincente di sempre alla Dakar, ma anche l’unico che ha vinto su tre longitudini diverse considerando i trionfi in Africa, Sudamerica e Arabia.
Il francese si dice entusiasta della corsa ancora più che del risultato: “Nonostante le grandi difficoltà legate alla pandemia, credo che questa sia stata una delle edizioni più belle e spettacolari di sempre. Merito anche dei miei avversari, di un copilota affidabile e puntualissimo e di uno scenario davvero da film”.
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Come un film
Peterhansel entra nella leggenda non solo dei rally raid ma anche delle imprese sportive ai limiti dell’umano: “Ci hanno detto che siamo come Lawrence d’Arabia, dei temerari… In realtà in quelle traversate incredibili in moto la vita la si rischiava davvero e qualcuno l’ha persa. Onore e rispetto a tutti i rider che anche in questa Dakar sono caduti e si sono infortunati seriamente e al povero Pierre Cherpin che abbiamo perso. Ma indubbiamente queste piste sono straordinarie, le più belle e difficili che abbia mai affrontato con un potenziale enorme e migliaia e migliaia di chilometri di pista ancora da esplorare…”