Formula 1, Zandvoort torna in calendario: storia e curiosità sul circuito

Il circuito di Zandvoort torna ad ospitare nel 2021 il GP Olanda. Le caratteristiche del tracciato, i campioni che hanno fatto la storia

Formula 1, Zandvoort torna in calendario: un circuito da riscoprire
Formula 1, Zandvoort torna in calendario: un circuito da riscoprire

Nel 2021, tornerà in calendario il circuito olandese di Zandvoort. Incastonato nelle dune di sabbia a ovest di Amsterdam, ha ospitato per oltre trent’anni il gran premio d’Olanda. Difficile da dimenticare il tornante “Tarzan Bocht”, la prima curva di un tracciato troppo spesso fatale anche per le correnti di vento spinto dal mare.

Qui si è corso dal 1952 al 1985, anche se con alcune eccezioni. La pista, modificata in maniera significativa rispetto alle prime versioni per aumentare gli standard di sicurezza, resta una sfida particolarmente complessa per i piloti.

Zandvoort, il circuito delle grandi prime volte

Tanti piloti hanno festeggiato qui la loro prima vittoria in Formula 1. Memorabile l’edizione 1959, successo di Jo Bonnier e primo alloro nel circus della BRM. Il leggendario Jim Clark ha trionfato nel 1967 su una Lotus, e ha segnato così il primo successo per una vettura motorizzata Ford-Cosworth, un binomio destinato a fare la storia delle corse.

L’anno successivo è la francese Matra, spinta verso le corse dalla volontà del presidente Charles De Gaulle, a conquistare il primo dei suoi nove successi: merito di Jackie Stewart. Indimenticabile l’impresa di James Hunt, che nel 1975 firma l’unico trionfo della piccola Hesketh, esempio di una Formula 1 artigianale ben ritratto nelle scene del film “Rush”.

Qui hanno vinto per l’ultima volta in carriera, invece, Mario Andretti (1978), il ferrarista René Arnoux (1983), Niki Lauda (1985).

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Villeneuve su tre ruote: un giro da leggenda

Villeneuve su tre ruote: un giro da leggenda
Villeneuve su tre ruote: un giro da leggenda

Nella memoria degli appassionati, a Zandvoort è legato il ricordo di uno dei momenti iconici di Gilles Villeneuve. Nel 1979, qui supera la Williams di Alan Jones al primo giro. L’australiano torna sotto nel corso della gara e alla nuova chicane lo attacca nel corso del 47mo passaggio. L’Aviatore finisce in testacoda e danneggia la 312 T4. La gomma posteriore sinistra si sgonfia, poi dopo un ulteriore lungo alla prima curva si spacca.

Ma Villeneuve non molla e percorre un giro su tre ruote. Un’esibizione di sensibilità di guida tanto sorprendente quanto inutile. Non vuole arrendersi al destino, ma la sua generosità unita alla speranza di poter rientrare ai box e sistemare il guasto hanno un effetto controproducente. Perché quel giro aggrava il danno. “Queste sono purtroppo le esuberanze giovanili di Villeneuve alle quali siamo un po’ abituati” commenta Mario Poltronieri, il telecronista RAI dell’epoca. E’ anche per quelle esuberanze che nessun tifoso Ferrari l’ha mai dimenticato.

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Com’è guidare a Zandvoort

Per il sito della Red Bull Mattias Ekstrom, campione del mondo nel DTM e nel Rallycross che ha vinto a Zandvoort quattro volte, ha raccontato i segreti di questo tracciato vecchia scuola. “Mette i piloti di fronte a una sfida diversa” ha detto il pilota svedese. “Mi piace, è uno dei pochi veri circuiti old-school. Se si corre a Monaco, non capisco perché non si potesse andare a Zandvoort”.

Una delle principali insidie, racconta, è la sabbia che si deposita sull’asfalto. La pista, dunque, cambia moltissimo dal primo all’ultimo giro anche nel corso della stessa sessione di prove o di qualifiche. Il livello di aderenza che cambia continuamente mette i piloti nelle condizioni di sorpassare.

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L’attacco si può portare alla prima curva, dove si possono azzardare linee diverse rischiando una staccata più al limite. “la curva 2 Gerlachbocht, è veloce. Ma la 3, Hugenholzbocht, è molto lenta e con un muro su un lato – spiega -. Da lì poi, dopo una veloce chicane, si inizia a salire”.

Il secondo settore, racconta, è quello che gli piace di più. La curva Hans Ernst Bocht, a destra, è uno dei punti migliori per sorpassare. Poi, grazie all’asfalto all’esterno dei cordoli, si può affrontare più facilmente l’ultima curva e involarsi lungo il rettilineo d’arrivo. Pronti a dare ancora spettacolo.

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