Formula 1, l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola è tornato ad ospitare un gran premio. I circuiti di vecchia generazione da riscoprire
La stagione 2020 ha riportato in calendario circuiti di vecchia generazione, particolarmente apprezzati. I piloti si sono divertiti sui saliscendi di Portimao, si è riviso un gran premio a Imola. E proprio il tracciato che tradizionalmente ospitava il GP San Marino vorrebbe non rimanere come un accidente nella storia moderna della Formula 1. La licenza annuale concessa per l’eccezionalità della scorsa stagione a causa della pandemia potrebbe evolvere in una presenza più duratura.
Gli organizzatori infatti sperano di poter prendere il posto del GP Vietnam, previsto per il 25 aprile che però non si correrà. “Con la stessa squadra del 2020 lavoreremo per la conferma del GP dell’Emilia-Romagna di Imola anche il prossimo anno e per il suo stabile inserimento in calendario” ha spiegato il presidente della giunta regionale Stefano Bonaccini.
Rientrato in calendario dopo 14 anni, si presenta in una versione leggermente diversa rispetto al 2006, data della penultima gara su questo tracciato. Misura 4909 metri e si percorre in senso antiorario. La variante del Tamburello, luogo dell’incidente mortale di Ayrton Senna, oggi è una doppia chicane che conduce alla curva Villeneuve dove in quel 1994 moriva Roland Ratzenberger. Curve come la Tosa, la Piratella in salita, le Acque minerali o la Rivazza, la frenata più dura del circuito, conservano un intatto fascino vintage.
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Imola, quante storie in Formula 1
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Battezzata il 19 ottobre 1952 con Farina, Villoresi e Ascari alla guida di due vetture Sport 340, la pista ospita la prima gara il 25 aprile 1953. Quel giorno si corre il Gran Premio CONI di motociclismo, per per il campionato italiano 125 e 500 e la nazionale 250. I consensi delle due ruote aumentano dopo la Coppa d’Oro dell’anno successivo.
La Formula 1 corre per la prima volta a Imola nel 1963. E’ un gran premio fuori dal calendario del Mondiale, mancano le Ferrari ma si può ammirare la leggenda Jim Clark sulla Lotus. Nel 1970, poi, il sindaco intitola il circuito a Dino Ferrari, figlio di Enzo: dal 1988, dopo la morte di Drake, l’Autodromo porta il nome di entrambi.
Il 51mo GP Italia, nel 1980, apre il rapporto tra Imola e la Formula 1. Vittorio Brambilla corre il suo ultimo gran premio, la Williams vince il primo Mondiale costruttori. Il primo nome nell’albo d’oro all’Autodromo è quello di Nelson Piquet, brasiliano allora alla Brabham.
Imola è teatro di rivalità, di vittorie dal retrogusto triste. Qui nel 1982, in una gara con appena 14 monoposto al via per lo sciopero delle scuderie affiliate alla FOCA, finisce l’amicizia tra Gilles Villeneuve e Didier Pironi. Si rompe un patto non scritto in Ferrari, in una domenica senza l’ingegner Mauro Forghieri ai box, assente per la comunione del figlio. Villeneuve sarebbe morto nelle prove del gran premio successivo.
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Nel 1983 vince Patrick Tambay, nel 1985 Elio De Angelis firma l’unica vittoria italiana su questa pista. Prost arriva primo ma viene squalificato, il romano si gode il successo in una Lotus nera come quella di Senna, suo compagno di squadra rimasto senza benzina. Un anno dopo, sarebbe morto anche lui.
Il 23 aprile 1989, nella prima edizione dopo la scomparsa di Enzo Ferrari, la Ferrari di Gerhardt Berger va a fuoco al Tamburello, nel 1994 prima della gara fatale Ayrton confessa al suo più grande rivale: “Alain mi manchi”. Lo dice a Prost in una registrazione per la tv francese, non potranno mai dirselo di persona.
Dall’anno successivo la pista è più lenta. Negli anni vinceranno il loro primo gran premio Heinz-Harald Frentzen e Ralf Schumacher. Nel 2003 trionfa Michael che il giorno prima, insieme al fratello, era volato a casa per l’ultimo saluto alla madre. Nel 2004, Schumi supera il record di pole di Senna, negli ultimi due anni del gran premio, prima del ritorno nel 2020, Schumi duella con Alonso. Due edizioni epocali, che segnano l’inizio di una nuova era per tutta la Formula 1.