Intervista a Mario Donnini, firma di primo piano di Autosprint. “La Formula 1 nel 2021: Hamilton ancora favorito. Ma ci sono tre situazioni potenzialmente nucleari”
Un grande favorito d’obbligo, Lewis Hamilton. Tre scenari potenzialmente esplosivi: Ferrari, Renault e Red Bull. La curiosità per Mick Schumacher. Con Mario Donnini, firma autorevole del settimanale Autosprint e autore di di libri dedicati, fra gli altri, a Nuvolari, Gilles Villeneuve, Senna e Lauda, facciamo le carte al Mondiale 2021 di Formula 1. Del 2020, dice, “c’è da salvare solo il calendario“.
Nostalgico di una Formula 1 più rischiosa e per questo più difficile, ci racconta anche cosa cambierebbe per restituire passione e spettacolo al mondo delle corse.
Cominciamo dalla Ferrari, dopo il primo giorno di Sainz a Maranello. Come vede la scelta dello spagnolo per Vettel?
Molto bene, intanto perché ha dieci anni di meno. Per me è il pilota più sottovalutato di tutta la Formula 1. E’ stato poco valorizzato dalla Red Bull che l’ha allevato ma quando c’era da promuoverlo se l’è perso. Ha capito che non aveva futuro ed è andato in Renault ma anche qui non c’era trippa per gatti. In McLaren ha trovato chi ha creduto in lui. E’ stato il principale artefice, coadiuvato da Norris, del terzo posto di un team dato per pre-morto. Non è il Barrichello per Schumacher o il Massa per Alonso. Voto alla Ferrari per aver scelto Sainz: 10+.
Che effetto fanno le parole di Binotto: Mon saremo i peggiori in campo?
D’altronde non sono i peggiori neanche quest’anno, quindi se è questo l’obiettivo siamo a posto. Mi auspico, battute a parte, che la Ferrari dia segnali di rinascita e ricrescita. La Ferrari così non serve a nessuno, nemmeno a quelli che tifano contro. Spero che ci siano segnali importanti di rinnovata presenza, e non solo per non essere gli ultimi. Certo, visto che il 2021 è un anno di conservazione forzata, non è possibile sulla carta riavere immediatamente una Ferrari competitiva. Speriamo che arrivino segnali in due direzioni. Dal punto di vista tecnico, con qualche cavallo in più e con il retrotreno che hanno ridisegnato. E dal punto di vista amministrativo con una rinnovata coesione dopo l’addio di Camilleri.
Le assenze di Binotto alle ultime gare la scelta di Camilleri come si interpretano?
La Ferrari non è l’Unione Sovietica che devi interpretare i raffreddori diplomatici. La Ferrari è una multinazionale quando vende, ma è per fortuna molto italiana quando produce. Ci sono problemi, è chiaro, e c’è gente che fa di tutto per risolverli. Io vorrei un amministratore delegato più vicino alle corse. Per due ordini di motivi: intanto perché avrebbe più dimestichezza, e poi perché avrebbe una passione che gli permette da tifoso di accettare le cose accettabili e di non accettare quelle non accettabili.
La distanza fra i dati, le simulazioni e poi il risultato della pista resta però un problema costante negli ultimi anni
Se vinci delle gare, e poi si va a verificare che esistono questioni non del tutto chiarite e queste portano a una perdita di competitività l’anno dopo, è qui il vero problema. Se no ci prendiamo simpaticamente per i fondelli. E bisogna essere onesti con i lettori, con gli appassionati e la Ferrari. Però, ci tengo, vorrei dire: chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto, simmm’ ‘è Maranello paisa’. Insomma, guardiamo al futuro.
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Cosa si aspetta da Vettel in Aston Martin?
Mi aspetto qualcosa di buono. Sono anche molto curioso di vedere Vettel senza le pressioni, la rabbia e le delusioni della parte finale in Ferrari. Ora amo molto più Vettel come persona che come campione. Mi sembra che abbia imboccato la strada un po’ discendente. L’anno prossimo capiremo se era lui a soffrire di “ferrarite” o la Ferrari di “vettelite”. Credo che lui potrebbe avere qualche bella impennata, ma non penso che tornerà ai livelli del Vettel che ci aveva fatto sognare. Il tempo è una brutta bestia per tutti.
Perez è il nome giusto per rilanciare la Red Bull?
Perez può fare tante cose. Intanto diventare la cartina di tornasole di Verstappen che finora ha devastato tutti i compagni di squadra, forse a parte Sainz in Toro Rosso, che comunque gli è rimasto dietro. Finalmente avrà uno tosto, incazzato, non sottoponibile a gerarchie. In McLaren, Perez da immaturo ha fatto tutto quello che avrebbe potuto fare per farsi cacciare e ci è riuscito. Poi si è costituito e costruito in Force India poi Racing point, che è la stessa cosa. Sicuramente capiremo quanto vale Verstappen e quanto vale Perez. I due, devo dire, non hanno una sola ragione per amarsi e andare d’accordo. E’ una delle tre situazioni potenzialmente nucleari l’anno prossimo.
Quali sono le altre due?
Una potrebbe esserlo la Ferrari, visto che Sainz non è lì per fare il cameriere. C’è un bellissimo dialogo con Leclerc, parlano molto, c’è un bel dialogo. Ma quando si va a caccia, c’è un fagiano e due fucili, le belle amicizie dei vernissage finiscono. Però non è detto che sarà uno scontro diretto brutto. Sai quando litighi? Quando vinci. Se la macchina fa schifo si è tutti amici. Guarda Villeneuve-Pironi, andarono d’accordo con la 126 Ck che vinse due gare solo perché Villeneuve era un mago. L’anno dopo, con la 126 C2 da Mondiale, son durati tre gare. Quando la macchina ti porta davanti, non la perdoni a nessuno. L’altra, e questa lo sarà sicuramente, è Alonso alla Alpine.
Alonso e Ocon, che stagione sarà?
Lì il problema è grosso. Abbiamo Alonso, la più grande testa calda tra i vecchi, e Ocon, la più grande testa calda fra i giovani. Sono due irriducibili. E comunque vada, uno dei due ne uscirà finito. Se Alonso viene mangiato da Ocon, ha finito la carriera. Se però si comporta come si è comportato Ricciardo, a quel punto Ocon rischia di diventare un pilota non più spendibile per un grande avvenire. Alonso verrà messo in grande condizione di far bene perché costa caro. Ma Ocon verrà altrettanto messo in condizioni di ber figurare in quanto francese.
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Il 2021 può diventare un anno spartiacque anche per Russell: cosa si aspetta?
Rischia di essere il terzo anno buttato via. perché in questa F1 se sei bravo e ti danno una delle tre macchine ultime della fila, non fai niente. Lui con la Williams ha avuto una sola occasione di andare a punti a Imola, e l’ha persa. Per il resto, però, ha avuto solo le qualificazioni in Q2 dimostrando che è un mago sul giro secco. Uno così, che arriva e a parità di macchina bastona Bottas, meritava una chance enorme.
Secondo lei, avrebbe dovuto essere promosso al posto di Bottas?
Nel migliore dei mondi possibili sì. Mi viene da pensare che in Mercedes ci sia un sistema gerarchico con Hamilton condannato a vincere e Bottas a fare da scudiero. Se hai due macchine nettamente superiori, l’unica consolazione è vedere due piloti in lotta fra di loro a parità di condizioni. Come Hamilton e Rosberg o Senna-Prost nell’88 e nell’89, per andare ai tempi gloriosi dei team che si assumevano l’onore di vincere e l’onere di gestire due galli nel pollaio. La Mercedes, a mio parere, doveva avere la forza di gestire una squadra davvero sparigliata con un giovane leone che poteva “rompere le scatole”, ma questo voleva dire creare due team in uno e mettere Hamilton sul chi va là.
Wolff però ha detto che non avrebbe mai voluto creare lo stesso scenario vissuto con Hamilton e Rosberg.
Ho sentito i suoi commenti, parlava di cattivo clima, di una situazione deprimente. Ho la sensazione che Wolff non vuole noie nel suo locale come dicevano i baristi di una volta.
Quanto vale davvero Bottas?
E’ molto più bravo di quel che si dice. Russell però ha una testa diversa. Se gli dai una macchina che può andare a dieci lui proverà a farla andare a undici. Se Russell vince ad Abu Dhabi, la Formula 1 diventa la cosa più divertente del mondo. Sono d’accordissimo con Alonso che sappiamo solo una cosa del 2021, che vincerà Hamilton con la Mercedes.
L’unica chance è che la Red Bull sia molto competitiva, è d’accordo?
Sì, ma ho qualche dubbio che la Honda all’ultimo anno riesca a togliere il titolo alla Mercedes. Red Bull riuscirà a dar fastidio, Verstappen invece di due gare ne vincerà quattro o cinque, ma quando si tratta di alzare la coppa vinceranno i soliti. Speriamo che non sia come quest’anno, che sembrava una processione. L’unica cosa da salvare è stata il calendario con Imola, Mugello, Portimao va anche bene. Per il resto, sono poche le piste davvero belle: il circuito più bello è Spa, il secondo è qualunque circuito quando piove.
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L’altro pilota su cui ci sarà enorme attenzione è ovviamente Mick Schumacher. Quanto quel cognome può essere un peso per lui?
Lui è molto intelligente, tranquillo. Non è un montato. E’ una bella persona. E’ un gentiluomo di 22 anni. Va accolto, trattato, pensato e considerato così. E’ una persona meravigliosamente educata. Ha avuto la strada pavimentata, ha avuto le luci che gli indicavano la strada da percorrere. Ma è arrivato secondo in Formula 4, primo in Formula 3 e in Formula 2. In pista ha vinto lui, se uno va, va.
Che tipo di pilota è?
Intanto, è totalmente diverso dal padre che era un talento naturale. Michael era uno che gli davi la Jordan a Spa e all’esordio la metteva al settimo posto. Andrea De Cesaris allora mi diceva: ‘Mi ha dato un secondo e non so dove l’ha preso’. Era nato per fare quella cosa lì e nemmeno lui sa perché la faceva tanto meglio degli altri. Michael era uno che sarebbe stato bravo a scuola anche senza studiare. Mick è uno di quelli che se non studia nemmeno parte. Ma è talmente meticoloso che riesce a esprimere a livelli molto alti. Non so se che margini effettivamente abbia, dipende da una serie di fattori che ignoro. Ma è alfieriano nella sua voglia di emergere. Poi è uno alla Rocky, prende botte alle prime riprese ma le ultime diventano esaltanti. Ha una carriera affascinante.
Forse perché serve più tempo se hai bisogno di capire tutto prima di partire.
Mi piace questa interpretazione, è compatibile con la realtà.
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Michael Schumacher è il simbolo di un’altra epoca delle corse. Oggi le manca di più di quella Formula 1?
Bisognerebbe scrivere un libro. Innanzitutto c’è il rognoso politically correct, è arrivato “safety first” che poi significa “money first”. Manca introdurre coefficienti di rischio più elevati ma ragionevoli, circuiti più probanti e cattivi. Servono piste meno facili e macchine meno facili. Ho sentito commenti di piloti che hanno trovato la Formula 1 più facile da guidare di una Formula 2. Io penso che dovrebbe essere talmente difficile che un pilota di Formula 2 non dovrebbe essere sicuro nemmeno di poter essere capace di guidare una Formula 1. E invece vedi Russell che arriva in Mercedes e quasi vince. Ma anche lo stesso Mazepin che faceva tempi da fenomeno su una Mercedes che si era praticamente noleggiato grazie al padre.
Dunque meno limiti, ma anche un ritorno indietro rispetto al contingentamento dei costi, al congelamento dei motori?
Se tu fai il salary cap ma escludi il salario dei piloti, che cos’è? Se giochiamo a Monopoli e partiamo tutti pari, non è che poi io ho parco della Vittoria regalato. Servono anche regolamento meno buoni, meno interventismo. vedo tanto di quello che nel calcio si chiamava “protagonismo arbitrale”. Oramai c’è una specie di agenzia assicurativa che emette pratiche ogni cinque minuti di gara. Hanno simpaticamente rotto le scatole.
Non si aumentano, così, i rischi di decisioni difformi per casi simili?
Non v’è giurisprudenza costante, giacché i casi sono infiniti e le regole poche. Ogni volta poi ti ritrovi con commissari diversi, e puntualmente casi che si somigliano vengono giudicati nelle maniere più originali e strabilianti. Per avere uniformità intanto ci vorrebbero meno interventi, e poi farei una proposta: un collegio arbitrale fisso. Ho un caro amico che si chiama Emanuele Pirro, con cui sono molto spesso d’accordo ma non sempre. Nella mia F1 ideale ci sarebbe uno fisso come Emanuele Pirro con il dovere di entrare in campo e fischiare il meno possibile.
Il circuito che vorresti rivedere in Formula 1?
Non è un circuito, ma un pezzo di circuito, la curva di Signes al Paul Ricard da fare in pieno. E poi come sogno, vedere le Formula 1 correre sulla Nordschleife. Le macchine devono diventare sicure in relazione ai circuiti che non cambiano, e non devono essere i circuiti a cambiare in relazione alle macchine.
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