Sergio Perez in Red Bull, perché è la scelta giusta per il 2021

Sergio Perez avrà per la prima volta l’occasione di gareggiare contro un top driver con la sua stessa monoposto. E’ un test anche per Verstappen

Sergio Perez in Red Bull, perché è la scelta giusta per il 2021
Sergio Perez in Red Bull, perché è la scelta giusta per il 2021

La Red Bull ha scelto. Nel 2021 accanto a Max Verstappen ci sarà Sergio Perez, e non Alexander Albon retrocesso a pilota di riserva. I numeri parlano chiaro. Il messicano ha chiuso la stagione con 8,6 punti di media per gara. E’ arrivato in top 10 in tutte le gare cui ha preso parte, salvo le due in cui è stato tradito dal motore Mercedes della sua Red Bull.

Ha vinto la sua prima gara in F1 dopo 190 presenze, ha percorso 26 giri in testa ed è nel gruppone di piloti con due podi all’attivo nel 2020. Con lui ne fanno parte Leclerc, Ricciardo, Stroll e lo stesso Albon a cui però è mancata la continuità del messicano. La sua media punti per gara, infatti, è di 6.18. In altri termini: con una macchina meno performante della Red Bull, Perez ha chiuso il campionato con 20 punti in più. E tanto è evidentemente bastato per convincere la Red Bull ad affidarsi a lui.

L’obiettivo del team, all’ultima stagione con i motori Honda prima dell’addio dei giapponesi alla Formula 1, è di contrastare in maniera più decisa la Mercedes nella lotta al mondiale costruttori. Per riuscirci, poter diversificare le strategie con due piloti di punta può fare la differenza.

La maggiore concorrenza interna può aiutare anche Verstappen. L’olandese infatti non ha avuto un compagno di squadra che lo mettesse sotto pressione dai tempi della Toro Rosso quando correva insieme a Carlos Sainz.

Perez, poi, non è solo un pilota solido e veloce. Sa anche come indirizzare il lavoro degli ingegneri per lo sviluppo della macchina, un valore aggiunto non da poco in un team che non vince il Mondiale costruttori dal 2013.

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Perez in Red Bull, un test anche per Vertappen

Perez diventerà una sorta di parametro anche per l’olandese. Se il messicano non dovesse fare meglio di Albon, sarebbe una prova piuttosto eloquente del valore dell’olandese e dell’effettiva difficoltà di guidare la Red Bull. Se invece dovesse avvicinare il rendimento di Verstappen, allora confermerebbe che il thailandese non era la scelta giusta per un team di vertice.

Il messicano avrà la grande occasione che ha sempre aspettato, già dai tempi in cui gareggiava nella Ferrari Driver Academy. Ha mancato l’opportunità con la McLaren nel 2013, ma probabilmente era solo il momento ad essere sbagliato. Arrivava come sostituto di Lewis Hamilton destinato alla Mercedes, in un team in declino e alla vigilia della rivoluzione ibrida.

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Dal 2014 ha rappresentato la costante della Force India, diventata Racing Point, con cui è salito sette volte sul podio. L’anno prossimo, per la prima volta in carriera, a trent’anni avrà l’occasione di dimostrare di cosa è capace contro un top driver, con la sua stessa monoposto. Se sarà all’altezza di Verstappen, allora la sua carriera potrebbe cambiare completamente.

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