Il 2020 è uno degli anni peggiori della Ferrari in F1, insieme al 1980 e al 2014. Il rendimento nelle stagioni successive fa sperare
La Ferrari archivia una delle stagioni più negative di sempre. Inizia tutto a febbraio, con l’annuncio del patteggiamento con la FIA. Di fatto, a Maranello non possono utilizzare alcune soluzioni motoristiche del 2019. La Ferrari che avrebbe dovuto celebrare il GP numero 1000 del Cavallino è lenta, ha troppo carico e poco motore. La stagione è un calvario, con appena tre podi e il sesto posto finale nella classifica costruttori. Il pensiero più recente corre al 2014, ma allora la Ferrari aveva comunque chiuso con 85 punti in più.
Allora, però, come negli altri momenti davvero bui della storia del Cavallino, la scuderia ha sempre dimostrato di saper reagire. Dopo il 2014, prima stagione nell’era dell’ibrido, inizia il periodo di Sebastian Vettel alla guida e di Maurizio Arrivabene come team principal. La SF15-T su alcune piste si dimostra veramente competitiva, soprattutto sui tracciati più lenti e tortuosi. Vettel e Kimi Raikkonen si classificano al terzo e al quarto posto nella classifica mondiale. Il bilancio finale parla di tre vittorie, e non si vedevano dal 2012, più altri tredici podi.
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L’anno peggiore della Ferrari rimane il 1980, chiuso al decimo posto della classifica nonostante al volante ci fossero Jody Schekter e Gilles Villeneuve. La 312 T5 non riusciva proprio a far andare il motore 12 cilindri.
Dall’anno successivo, Enzo Ferrari ha abbandonato il propulsore aspirato per un sovralimentato da 1,5 litri di cilindrata. La scelta è ricaduta su un sistema con due unità turbo che hanno comportato più di qualche problema di affidabilità. Ma la concorrenza non stava tanto meglio, e la coppia Villeneuve-Pironi ha riportato la Ferrari alla vittoria (due successi in stagione) e al quinto posto nel Mondiale costruttori. Il principale successo però Ferrari l’ha ottenuto fuori dalla pista, come intermediario fra i team e la federazione per la nascita del primo Patto della Concordia.
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Almeno altre tre le stagioni nere della Ferrari: il 1962, il 1969 e il 1973. Anche in questi casi, la capacità di reagire si è rivelata immediata. Nel 1963, con Bandini, Mairesse, Scarfiotti Surtees sulla 156 F1-63, la Ferrari ha chiuso il Mondiale al quarto posto dal sesto di un anno prima.
Dopo il sesto del 1969, nel 1970 Regazzoni ha festeggiato la prima vittoria in carriera a Monza. Il pilota baffuto interpretato da Favino nel film “Rush” si alternava con Ignazio Giunti al fianco di Jacky Ickx che sfiora il titolo mondiale assegnato postumo all’austriaco Jochen Rindt. Con quattro successi e due doppiette, la Ferrari ha concluso il Mondiale al secondo posto: un evidente progresso.
Anche dopo la sesta posizione del 1973, il Cavallino torna rampante nel 1974. Regazzoni e Lauda fanno volare la 312 B3-74 progettata da Mauro Forghieri. La scuderia dimentica la delusione di un anno prima, festeggia 10 pole position e tre vittorie. Storico il successo di Lauda al GP Spagna, il 50mo nella storia del Cavallino in F1. La Scuderia e Regazzoni restano in corsa per entrambi i titoli fino all’ultima gara. Ma a fine stagione, cedono a Emerson Fittipaldi e alla sua McLaren-Ford.
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